Oltre ai numeri trimestrali, l'istituto ha annunciato anche una riorganizzazione focalizzata sulla gestione dei rischi
ZURIGO - Lo scandalo di corruzione in Mozambico ha pesato sugli affari di Credit Suisse nel terzo trimestre. L'utile netto della grande banca elvetica è ammontato a 434 milioni di franchi, in calo del 20,5% su base annua.
Il risultato è stato appesantito da varie spese di contenzioso per 564 milioni in totale, ha indicato in una nota odierna l'istituto finanziario zurighese. Di questa somma, 214 milioni sono relativi alle sanzioni dovute alla concessione di prestiti nel Paese africano, teatro di una massiccia corruzione.
Al contrario, i proventi della banca fra inizio luglio e fine settembre si sono rivelati superiori allo stesso periodo del 2020. Complessivamente sono infatti cresciuti del 5% a 5437 milioni, un dato superiore alle attese così come quello degli oneri, stabilitosi a 4573 milioni. L'utile ante imposte ha dal canto suo raggiunto i 1000 milioni.
Credit Suisse ha approfittato della diffusione dei numeri trimestrali anche per far luce sulla propria riorganizzazione strutturale, il cui focus, visti i numerosi scandali che hanno colpito negli scorsi mesi l'istituto, verrà messo sulla gestione dei rischi. L'attività di amministrazione patrimoniale, che in precedenza era distribuita su tre divisioni, convoglierà in un'unica unità.
Da gennaio 2022, in seno a Credit Suisse esisteranno quattro divisioni: Wealth Management, Investment Bank, Swiss Bank e Asset Management. Gli affari saranno a loro volta separati secondo un poker di regioni geografiche, ovvero Svizzera, Europa, Medio Oriente e Africa, Asia-Pacifico e Americhe.