Al meeting virtuale si alzano le voci per la svolta nelle politiche climatiche. Le parole di Bill Gates e John Kerry
DAVOS - Stop ai sussidi inquinanti con cui «alimentiamo lo stesso problema che cerchiamo di risolvere», e adottare una carbon tax «aggressiva»: è l'unica strada per finanziare la ricerca nelle fonti di energia green, abbassare i costi dell'energia green e avvicinarsi agli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale.
È al Forum economico mondiale, in versione virtuale dopo il nuovo stop ai meeting di Davos causa Omicron, che sale il pressing per una svolta drastica nelle politiche climatiche. E a farsene portavoce sono non i ragazzi capeggiati da Greta o una Ong. Ma Bill Gates e John Kerry. Il primo fondatore della Microsoft, uno degli uomini più ricchi del mondo e oggi filantropo oltre che fondatore di Breakthrough Energy. Il secondo ex candidato presidenziale e segretario di Stato Usa, oggi inviato speciale del presidente Biden per il clima.
Kerry, durante un panel in cui ha ripercorso 'bicchiere mezzo pieno' dei negoziati COP26 di Glasgow, sottolinea «i livelli record di investimenti privati e di venture capital nel 2021, circa 40 miliardi di dollari». Gates nota la partecipazione «eccitante» delle imprese alla volontà comune di superare il 'green premium', gli oneri aggiuntivi che oggi si accompagnano alle rinnovabili. Oggi - dice prendendo a modello la First Movers Coalition, partnership pubblico-privato che vede impegnata Washington accanto al World Economic Forum, governi più ricchi e imprese più avanzate possono fare da apripista e creare la massa critica per trascinare gli altri. Ma alla fine si tratta di far quadrare i bilanci delle imprese: finanziare investimenti, ricerca, sviluppo con i soldi pubblici, ma allo stesso tempo adottare la carbon tax «aggressivamente» in misura tale da creare economie di scala per le energie rinnovabili.
Kerry chiede una svolta anche per fermare sussidi pubblici alle fonti energetiche fossili che tuttora ammontano a 2.500 miliardi di dollari. "Ancora nel 2021 il mondo ha utilizzato il 9% di carbone in più che nell'anno prima, e tuttora sono in costruzione quasi 300 gigawatt di potenza elettrica da carbone". Ma, in definitiva, occorre una mobilitazione senza precedenti del settore privato: «nessun Governo al mondo - ricorda l'ex ministro degli Esteri Usa - ha le disponibilità economiche sufficienti a finanziare gli obiettivi climatici e il target di abbassare a 1,5 gradi il riscaldamento globale entro il 2050».