Il presidente della Bns Thomas Jordan: «Abbiamo consentito il rafforzamento in piena consapevolezza»
BERNA - La Banca nazionale svizzera (BNS) ha lasciato che il franco si rafforzasse in piena consapevolezza e come conseguenza l'inflazione nella Confederazione è rimasta a livelli inferiori ad altri paesi: lo ha detto il presidente della direzione generale Thomas Jordan.
"Interveniamo sul mercato valutario allorché una forte pressione all'apprezzamento sul franco causerebbe una protratta inflazione negativa e graverebbe pesantemente sull'economia", ha ricordato il 59enne nel suo intervento all'assemblea generale odierna della BNS, stando al testo scritto. "Tuttavia non reagiamo in modo meccanico a ogni spinta al rafforzamento".
Negli ultimi mesi il corso del franco è gradualmente salito ed è talora persino sceso al di sotto della parità con l'euro. "Abbiamo consentito ciò in piena consapevolezza, in quanto l'inflazione all'estero è sensibilmente più alta che in Svizzera e di conseguenza la nostra economia può anche sopportare un franco nominalmente più forte".
"I più elevati prezzi all'estero e il rafforzamento nominale del franco tendono a compensarsi, cosicché nei passati trimestri il cambio reale è rimasto pressoché invariato", ha proseguito l'economista con studi a Berna e Cambridge. "Senza l'apprezzamento nominale dei mesi scorsi la nostra politica monetaria sarebbe divenuta più espansiva: alla luce dell'attuale evoluzione dell'inflazione ciò sarebbe stato inappropriato". Aver permesso il rafforzamento della moneta elvetica ha consentito di mantenere relativamente basso il rincaro in Svizzera.
Perché - si è chiesto lo stesso Jordan - non innalzare semplicemente il tasso guida? Poiché "al momento non vediamo alcun indizio significativo che il rincaro delle materie prime si stia propagando diffusamente ad altri beni e servizi". La previsione dell'inflazione è del 2,1% per il 2022, per poi ridiscendere nel biennio successivo. "Le condizioni monetarie sono quindi per il momento adeguate", ha affermato il dirigente. "Se però la pressione inflazionistica dovesse divenire più forte o più estesa non esiteremo ad adottare le misure necessarie ad assicurare la stabilità dei prezzi in Svizzera nel medio periodo".
Jordan ha parlato anche delle conseguenze dell'attacco russo all'Ucraina per l'intera economia mondiale. La guerra produrrà effetti sull'economia reale dei quali oggi è ancora difficile valutare la portata, ha osservato. Sul lungo termine è possibile che che il grado di integrazione dell'economia globale si riduca, cosa che avrebbe un forte impatto sull'inflazione e sulla congiuntura, le due variabili più importanti per la politica monetaria. Le banche centrali dovranno quindi rimanere vigili, ha concluso.