Johannes Teyssen, presidente del Cda di Alpiq, si è espresso sulla penuria di elettricità e sulle possibili contromisure
Un ulteriore impianto nucleare non porterebbe, secondo il presidente, a un abbassamento dei costi della corrente.
ZURIGO - Il presidente del consiglio di amministrazione di Alpiq, Johannes Teyssen, dubita che la costruzione di nuove centrali atomiche possa contribuire alla soluzione del problema dell'approvvigionamento elettrico in Svizzera.
"Non sono contrario all'energia nucleare", afferma il manager in un'intervista con l'agenzia Awp, in margine al Swiss Economic Forum (SEF), l'incontro annuo di Interlaken (BE) fra personalità dell'economia e della politica giunto alla sua 24esima edizione. "Siamo felici di avere ancora tre centrali nucleari sicure ed efficienti nel paese".
Secondo Teyssen però ormai per questo tipo d'impianti è quasi impossibile trovare gli investitori, le banche per i necessari finanziamenti e le compagnie di assicurazione disposte ad assumere rischi. Altro punto difficile: sono necessarie particolari aziende d'ingegneria in grado di costruire il tipo di strutture in questione.
Intanto i prezzi dell'elettricità salgono: secondo il dirigente di Alpiq l'economia svizzera dovrà adattarsi a tariffe elevate nei prossimi 5-8 anni. "Abbiamo perso il vantaggio competitivo del gas naturale a basso costo proveniente dalla Russia e non lo rivogliamo", osserva. Inoltre si dovranno ammodernare le vecchie centrali elettriche e costruirne di nuove: tutto questo gioca a sfavore di una riduzione del prezzo della corrente, argomenta Teyssen.