Sant'Anna ha dovuto interrompere la produzione di acqua gassata in Europa. Ma la scarsità non ha raggiunto la Svizzera
Da Coldesina a Rivella, le aziende elvetiche non lamentano problemi sulla fornitura di anidride carbonica.
LUGANO - Si torna a discutere di CO2, ma questa volta l'inquinamento non c'entra. Stiamo parlando dell'anidride carbonica destinata alle bevande, dall'acqua alle bibite zuccherate, che negli ultimi tempi ha cominciato a scarseggiare, tanto da creare già importanti problemi ad alcuni produttori europei.
Ad esempio il gruppo Sant'Anna, leader del settore in Europa con 1,5 miliardi di bottiglie all'anno, ha comunicato di aver dovuto interrompere le linee di produzioni delle acque gassate proprio per mancanza di CO2. «L'anidride carbonica è introvabile e anche tutti i nostri competitori sono nella stessa situazione. Siamo disperati, è un altro problema gravissimo che si aggiunge ai rincari record delle materie prime e alla siccità che sta impoverendo le fonti» aveva fatto sapere l'azienda.
La maggior parte delle acque gassate sul mercato infatti non contengono naturalmente CO2, ma vengono addizionate con anidride carbonica attraverso il processo denominato carbonatazione.
Troppa CO2 nell'aria, troppo poca nelle bottiglie - Troppa CO2 nell'ambiente, ma manca all'industria delle bibite: un discorso che può sembrare un paradosso, ma la questione è ben più complessa.
I motivi della carenza della sostanza sono più di uno: innanzitutto l'anidride carbonica viene utilizzata in moltissimi ambiti, come refrigerante, per la conservazione degli alimenti, nell'industria alimentare ma anche e soprattutto nel settore sanitario. L'aumento dei prezzi dell'energia e le difficoltà logistiche hanno fatto impennare i costi, e alcune aziende hanno quindi ridotto la produzione. Quel poco che rimane viene destinato alla sanità. In altre parole, produrre CO2 non è più conveniente. Alcune aziende al momento riescono ancora a produrre acqua e bibite gassate grazie agli stock, ma sono destinati ad esaurirsi presto.
Come viene prodotta - Circa la metà dell'anidride carbonica destinata ad usi alimentari in Europa proviene da impianti di fertilizzanti o dalle fabbriche di bioetanolo. Catturare invece la CO2 dall'atmosfera per poi rivenderla si è rivelato essere un processo troppo costoso e non redditizio.
E anche lo stoccaggio e la logistica della sostanza è tutt'altro che semplice: per trasportare il biossido di carbonio sono necessarie grosse cisterne refrigerate ad una temperatura costante di -80°C. E a causa del rischio di evaporazione, è praticamente assente lo scambio su larga scala.
Svizzera e Ticino non toccati dalla carenza di CO2 - Forse pochi sanno che la prima bibita gassata fu inventata, e poi brevettata, in Svizzera da Jacob Schweppe nel 1783. Ma qual è la situazione nel nostro Paese e nel nostro cantone?
Interpellati, i produttori ticinesi e svizzeri di bibite ci hanno riferito di non aver registrato, fino ad ora, problemi con l'approvvigionamento di anidride carbonica. Dall'azienda Coldesina, produttrice dell'omonima gazzosa, ci confermano di non aver ricevuto nessuna comunicazione da parte dei fornitori di CO2 su una possibile carenza, e la produzione sta proseguendo come previsto.
«Posso dire che no, noi non abbiamo problemi di approvvigionamento per quanto riguarda il CO2, perché abbiamo un rapporto molto stretto con i nostri fornitori - coltivato negli anni - e che ci garantisce una sicurezza totale sulle forniture», ci spiega Giovanni Moghini di Tamaro Drinks Sa, «per i nostri prodotti noi utilizziamo esclusivamente gas naturale», aggiunge puntualizzando, «il caso di Sant'Anna è abbastanza particolare, perché un'azienda così grande ha bisogno di riserve molto grandi e quindi deve affidarsi a tanti fornitori, con possibili problemi che qualcosa vada storto. Va detto che si tratta di una problematica ciclica e che si ripresenta ogni estate, con il boom delle vendite di bibite e acque minerali. In questo caso la situazione internazionale ha complicato ancora di più le cose».
La disponibilità delle bollicine in Svizzera è confermata anche dal gruppo Rivella: «Al momento non abbiamo problemi con l'acquisto di C02. Secondo le informazioni fornite dal nostro fornitore, attualmente in Svizzera non c'è carenza di anidride carbonica».