Swissmem non vuole saperne di «carenze di energia», «vanno evitate a tutti i costi»
ZURIGO - Nell'industria metalmeccanica ed elettrica svizzera (industria MEM) il fatturato sale e gli ordinativi fioccano, ma si respira un'atmosfera tutt'altro che euforica: il ramo guarda con timore all'inverno e chiede che vengano assolutamente garantite le forniture di energia.
«Una carenza di energia o di gas deve essere evitata a tutti i costi: metterebbe in pericolo le aziende e i loro posti di lavoro», afferma Martin Hirzel, presidente dell'associazione di categoria Swissmem, citato in un comunicato odierno.
«Ci sono aziende dipendenti da una fornitura ininterrotta»
Per i suoi processi produttivi, l'industria dipende in modo vitale da una fornitura ininterrotta di energia: solo alcune delle aziende MEM sono in grado di assorbire eventuali interruzioni attraverso una pianificazione flessibile della produzione, mette in guardia l'organizzazione. Le aziende i cui processi produttivi richiedono temperature elevate, invece, sono assolutamente dipendenti da una fornitura ininterrotta: se questa dovesse venire a mancare, si vedrebbero costrette ad interrompere completamente la produzione. Secondo Hirzel quindi le società industriali che dipendono tecnicamente da una fornitura energetica ininterrotta devono essere esentate da qualsiasi razionamento di gas ed elettricità.
Swissmem giudica incoraggiante che la Confederazione stia cercando di sviluppare importanti capacità di riserva per la produzione di elettricità. Tuttavia questo non è ritenuto sufficiente.
Vengono quindi proposte varie misure
In primo luogo a detta dell'associazione occorre risparmiare energia da subito. È necessaria un'alleanza nazionale tra imprese, amministrazione e popolazione; durante il periodo in cui sono in funzione i riscaldamenti, la temperatura negli appartamenti, negli uffici, nelle sale di produzione, nei musei e nei centri commerciali non dovrà superare i 19 gradi. Secondariamente per gli impianti a doppio combustibile bisogna passare dal gas all'olio da riscaldamento; secondo le stime di Swissmem si potrebbe in tal modo risparmiare fino al 20% del consumo annuale di gas. Terzo, è necessario creare incentivi mirati, per convincere ad esempio le società ad alto consumo di elettricità a ridurre la loro domanda. Quarto, in caso di una situazione di carenza bisogna abbattere i picchi di consumo spostando la produzione alla notte o alla domenica.
Sul medio e lungo periodo serve inoltre apertura riguardo alle fonti energetiche - non è possibile eliminare allo stesso tempo in modo graduale nucleare e fossile - e uno snellimento delle procedure di autorizzazione. «La Svizzera non può più permettersi anni di ritardi nei progetti di centrali elettriche», osserva Hirzel.
Rimanendo in ambito politico, Swissmem si esprime a favore della riforma dell'AVS e di quella sull'imposta alla fonte, temi in votazione il prossimo 25 settembre. Ma le comunicazioni ogni tre mesi sono anche l'occasione per tastare il polso al ramo, che appare in ottima salute. Nel primo semestre le commesse sono aumentate (su base annua) del 10%, il fatturato è salito del 12% e le esportazioni sono progredite del 9%. Dopo sei trimestri di crescita il volume degli ordini è nel frattempo superiore del 30% al livello pre-crisi (ultimi tre mesi del 2019). Tuttavia nel secondo trimestre di quest'anno lo slancio è rallentato.
«Lo sviluppo delle commesse e del fatturato nel nostro settore è incoraggiante», afferma il direttore di Swissmem Stefan Brupbacher, citato nella nota. «Tuttavia questa è solo una mezza verità. I problemi nelle consegne e, soprattutto, il forte aumento dei prezzi di energia e materie prime hanno fatto lievitare notevolmente i costi di produzione. Non tutte le aziende sono in grado di trasferire rapidamente l'aumento dei costi ai propri clienti. In particolare l'esplosione dei costi energetici mette in pericolo l'esistenza di talune aziende», conclude il dirigente con dottorato in giurisprudenza.
Swissmem difende gli interessi del settore MEM in Svizzera e all'estero, fornendo anche assistenza alle centinaia di imprese associate. L'organizzazione è nata dall'integrazione avviata a partire dal 1999 tra la Società svizzera dei costruttori di macchine (VSM), fondata nel 1883, e l'Associazione padronale svizzera dell'industria metalmeccanica (ASM), le cui radici risalgono al 1905. Quest'ultima organizzazione è considerata il precursore della forma svizzera di partenariato sociale, poiché nel 1937 concluse con i sindacati la pace del lavoro nell'industria meccanica.