Una sorpresa positiva per gli analisti che, al contrario, si aspettavano un calo
ZURIGO - Le prospettive per l'industria svizzera non peggiorano, malgrado le nubi sempre più scure che si addensano sui cieli dell'Eurozona: il relativo indice PMI elvetico - che illustra il comportamento dei manager che, nelle imprese, si occupano degli acquisti aziendali - in settembre è salito di 0,7 punti a 57,1 punti. Su base annua si assiste, per contro, a una flessione di 10,4 punti.
Le informazioni in questione vengono raccolte, attraverso un sondaggio, dall'associazione di categoria Procure.ch: i dati sono poi interpretati dagli specialisti di Credit Suisse (CS). Il comportamento del parametro rappresenta una sorpresa: gli analisti si aspettavano infatti una contrazione a valori compresi fra 54,0 e 55,6 punti. L'indicatore si trova quindi sempre ampiamente al di sopra della soglia di crescita, fissata a 50 punti: è il 26esimo mese consecutivo che questo succede. Fra questi figura il luglio 2021, quando erano stati registrati 70,0 punti, massimo assoluto da quando vengono raccolti i dati, cioè dal gennaio 1995.
Stando agli esperti di Credit Suisse fra i vari componenti dell'indice nel mese di settembre spicca la variazione delle scorte, che vengono accumulate. Un segnale messo in relazione con la forte incertezza sulla situazione futura dell'approvvigionamento, a fronte del rischio di un'eventuale carenza di energia. Passando all'ambito dei servizi, il relativo indice PMI si è attestato in settembre a 52,3 punti, con variazioni di -4,6 punti (mensile) e -8,6 (su base annua). L'indicatore è sceso, ma tutti i suoi componenti rimangono ancora nella zona di crescita: il segmento nuove commesse presenta però solo un valore di 51,5 punti, mostrando un'attività futura abbastanza limitata.