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Anche se l'azienda più rappresentativa trema, «il settore è solido». Parola di Planted (e pure di Nestlé)
LUGANO - Carne vegetale. Carne finta. O sostituto della carne. Ognuno ha il suo modo per chiamarla. Recentemente è salita agli onori della cronaca in quanto l'azienda leader del mercato Beyond Meat e unica a essere quotata in borsa del settore, ha visto crollare i suoi titoli, dando slancio ad asserzioni che davano il ramo per spacciato. Ma è davvero così?
Lo scorso 9 novembre Beyond Meat ha pubblicato i risultati del terzo trimestre, che si è concluso il primo ottobre. I ricavi netti, viene indicato nel rapporto, sono stati di 82,5 milioni di dollari. Una cifra che sembra enorme, ma che nasconde un calo del 22,5% rispetto all'anno precedente. La perdita netta risultante è stata 101,7 milioni di dollari. L'azienda ha reagito tagliando il 20% del personale, ossia licenziando 200 lavoratori. Nei giorni successivi titoli dal tono drammatico si sono moltiplicati: essendo Beyond Meat la leader del settore della carne vegetale sin dal 2009, l'ipotesi che il suo crollo possa influenzare in maniera sostanziale e negativa il mercato è possibile, ma secondo diversi attori non è assolutamente il caso.
«Ci vuole una ricetta migliore»
Planted, con sede a Kemptthal, Zurigo, è stata fondata nel 2019 e Beyond Meat ha fatto parte del processo: «Abbiamo assaggiato i loro prodotti e notato quanti additivi hanno. Abbiamo ritenuto che fosse necessario un approccio migliore per convincere i consumatori, quindi abbiamo creato prodotti che fanno bene, concentrandoci su pollo e altri prodotti, utilizzando solo piselli, girasole, avena e olio vegetale come base». Oggi Planted è presente in Svizzera, Germania, Austria, Italia, Francia e Regno Unito.
L'azienda zurighese conferma che sul mercato è possibile vedere un trend in cui i prodotti sostitutivi della carne con molti additivi stanno diminuendo, ma «crediamo che i prodotti gustosi e completamente naturali continueranno a conquistare i consumatori». Planted ha infatti raddoppiato la sua produzione nel 2022 «e prevediamo di farlo anche l'anno prossimo».
Nestlé ottimista, Burger King... meno
Anche secondo Nestlé il mercato non è in crisi. Anzi, stimando che i sostituti vegetali della carne rappresentino un mercato globale di circa 8-10 miliardi di dollari, prevede che mangiare a base vegetale sia una tendenza che rimarrà nel tempo e continuerà a crescere. «Abbiamo registrato una crescita a doppia cifra in tutti i prodotti vegani e vegetariani negli ultimi due anni, inclusa la prima metà del 2022».
È più cauto invece BurgerKing Svizzera che annovera tra i suoi piatti fast-food anche diverse alternative vegetariane. Proprio nell'ultimo anno ha ampliato la gamma: «In risposta al desiderio degli ospiti di alternative flessibili e gustose, sono stati aggiunti al menu 3 nuovi prodotti vegetariani come Cajun Veggie King, Long Cajun Veggie e Long Veggie». Il re dei burger non si sbilancia però sulla situazione Beyond Meat: «Stiamo monitorando gli sviluppi ma abbiamo un forte partner al nostro fianco in The Vegetarian Butcher».
Se la carne crolla, sale il formaggio
Secondo una ricerca effettuata da Transparency Market Reasearch, il settore del formaggio a base vegetale dovrebbe crescere annualmente del 10%, ossia dai 2,5 miliardi attuali a 7 miliardi entro il 2030.
Interpellata, l'azienda svizzera con base a Oberdiessbach New Roots conferma queste aspettative. «Il nostro fatturato raddoppia ogni anno. I nostri prodotti vengono venduti in circa 3mila negozi in Europa e principalmente in Svizzera».
Anche New Roots non è preoccupata per la situazione Beyond Meat: «Crediamo in ciò che facciamo, in particolare nell'idea che le tradizioni casearie debbano essere reinventate per onorare standard etici e ambientali specifici».
