L'impresa con sede a Zugo ha registrato un ottimo 2022. I ricavi hanno raggiunto la cifra di 256 miliardi di dollari.
ZUGO - Guadagni colossali per Glencore: nel 2022 il gigante delle materie prime con sede nel canton Zugo ha approfittato dei prezzi elevati nel settore e ha realizzato un utile da primato di 17,3 miliardi di dollari (15,9 miliardi di franchi). Agli azionisti dell'impresa - che dalla terra estrae di tutto, dal petrolio all'oro, passando da carbone, rame, cobalto, zinco, nickel e argento, e in parallelo su questi materiali conduce un'intensa attività di negoziazione sui mercati mondiali - arriverà una pioggia di miliardi.
«La pandemia globale, la successiva ripresa, anni di investimenti insufficienti e un conflitto in Europa hanno messo in luce vulnerabilità preesistenti nella sicurezza energetica e nelle catene di approvvigionamento, sostenendo un contesto di prezzi delle materie prime generalmente elevato e volatile, che ha permesso al gruppo di generare una redditività record», spiega il Ceo Gary Nagle, citato in un comunicato odierno.
Concretamente l'utile netto già elevato del 2021 è stato più che triplicato. I ricavi hanno raggiunto la cifra da capogiro di 256,0 miliardi di dollari, in progressione del 26% rispetto ai dodici mesi precedenti, mentre il risultato rettificato Ebitda (cioè prima di interessi, imposte, svalutazioni e ammortamenti) è salito del 60% a 34,1 miliardi e l'utile operativo Ebit si è attestato a 26,6 miliardi (+84%).
L'azienda è inoltre ormai praticamente esente da debiti: a fine dicembre a bilancio questi erano contabilizzati a 75 milioni, a fronte dei 6 miliardi di un anno prima. Come si ricorderà proprio questo aspetto aveva rappresentato un problema anni or sono per la società, con la posizione debitoria che aveva raggiunto decine di miliardi.
Il buon andamento degli affari si tradurrà in una manna per gli azionisti: riceveranno 7,1 miliardi, da una parte grazie a un dividendo più che raddoppiato (a 0,56 dollari), dall'altra con un programma di riacquisto di titoli per 1,5 miliardi.
Dopo i fasti del 2022 l'esercizio in corso sarà in frenata: Glencore prevede un calo significativo degli utili. Visto che i costi per l'estrazione delle materie prime rimarranno elevati a causa dell'inflazione e nel contempo i prezzi ottenuti sul mercato saranno probabilmente più bassi, il gruppo intende produrre meno carbone, rame e zinco nel 2023.
Secondo il responsabile finanziario Steven Kalmin, la redditività potrebbe essere ridotta dalla pressione dei costi: il CFO ha dichiarato agli analisti che la società prevede un utile Ebitda di 22,6 miliardi di dollari, cioè un terzo in meno di quello dell'esercizio passato.
Quotata alle borse di Londra e Johannesburg, Glencore è una multinazionale con sede a Baar (ZG) e presente in oltre 35 paesi con 135'000 dipendenti, che si occupa di 60 materie prime, per alcune delle quali ha quote di mercato assai significative. I suoi clienti sono consumatori industriali del ramo automobilistico, siderurgico, della produzione di energia, delle batterie e del petrolio. L'Impresa fornisce anche servizi, in primo luogo di finanziamento e logistica, a chi utilizza materie prime.
Il gruppo, che si è fra l'altro posto l'obiettivo di zero emissioni entro il 2050, ha le sue origini nel Marc Rich Group fondato nel 1974 da Marc Rich, finanziere e imprenditore leggendario e controverso, morto nel 2013 a Lucerna. Per anni sulla lista dei ricercati più importanti dell'FBI americana, Rich aveva quattro cittadinanze: belga, israeliana, spagnola e statunitense. Accusato negli anni 80 dalla giustizia degli usa di evasione fiscale e commercio illegale di petrolio con l'Iran durante la crisi degli ostaggi, era stato graziato nel 2001 da Bill Clinton nel suo ultimo giorno di presidenza.