La soddisfazione del gruppo agrochimico e le pesanti critiche di agricoltori, selezionatori e ong
BASILEA - L'Ufficio europeo dei brevetti (EPO) ha respinto oggi a Monaco di Baviera un ricorso presentato nel 2014 da una coalizione composta da 34 organizzazioni di agricoltori, selezionatori e ong contro una licenza su un peperone detenuta dal gruppo agrochimico Syngenta. I ricorrenti parlano di decisione scandalosa.
Quest'ultima promuove la privatizzazione della biodiversità da parte delle grandi aziende sementiere, si legge in una nota odierna di Swissaid, Public Eye e ProSpeciaRara. Syngenta rivendica come sua invenzione la resistenza di un peperone alle mosche bianche, sebbene questa proprietà sia stata ottenuta solo incrociando un peperone selvatico giamaicano con un peperone commerciale, fanno notare le organizzazioni.
Per queste ultime si tratta di un'amara sconfitta soprattutto per le piccole e medie imprese che ricercano varietà botaniche. I brevetti e i monopoli sui caratteri naturali ostacolano il libero accesso al materiale di riproduzione e quindi lo sviluppo di nuove varietà, sottolinea da parte sua Noémi Uehlinger, responsabile presso il produttore di sementi Sativa Rheinau AG, citata nel comunicato.
Chiunque utilizzi nella propria selezione peperoni selvatici provenienti dalla banca genetica olandese, accessibile al pubblico, deve fare i conti con la possibilità che la sua nuova varietà ricada sotto il brevetto di Syngenta, si legge ancora nella nota.
Ma il problema di fondo - proseguono le ong - non si limita al caso del peperone: anche dopo l'adozione di nuove regole da parte del consiglio di amministrazione dell'EPO, vengono ancora concessi brevetti su piante coltivate in modo convenzionale.
Le organizzazioni aggiungono che le grandi aziende produttrici di sementi sfruttano le scappatoie legali per brevettare, ad esempio, piante create con la mutagenesi casuale o alcuni geni di origine naturale e le loro proprietà.
Interpellata dall'agenzia Keystone-ATS, Syngenta si è dal canto suo detta soddisfatta della decisione. L'azienda ha aggiunto che continuerà a sviluppare sementi vegetali con caratteristiche innovative, sostenendo al tempo stesso un'agricoltura più sostenibile e resiliente dal punto di vista climatico. La società, con sede a Basilea, è di proprietà del gruppo statale cinese ChemChina.