La società d'investimento americana Harris Associates vende interamente la propria partecipazione. Il management: «Noi non soddisfatti».
LONDRA - Dopo 20 anni gli americani di Harris Associates escono da Credit Suisse. Gli storici ed ex principali azionisti della grande banca che erano scesi dal 10% al 5% a partire dallo scorso ottobre, durante la ristrutturazione con la raccolta fondi di 4 miliardi di franchi, ora dunque disinvestono completamente. Ad annunciarlo dalle pagine del Financial Times è il responsabile degli investimenti e vicepresidente del gruppo americano, David Herro.
Le motivazioni - Quanto alle ragioni della vendita - tra queste i 111 miliardi di franchi ritirati dai clienti Credit Suisse negli ultimi tre mesi del 2022 -, il manager spiega che «pur essendo una nobile causa», il piano di ristrutturazione della banca è «ingombrante e molto più costoso in termini di cash burn di quanto ci potessimo aspettare». Aggiungendo infine di non essere soddisfatto di ciò che si stava ottenendo in termini di proventi.
La replica della Banca - Se dunque Herro non crede nella ristrutturazione, Credit Suisse fa invece sapere di procedere in anticipo nel proprio piano di ristrutturazione, mantenendo davanti a sé «obiettivi strategici chiari» al fine di garantire «un nuovo Credit Suisse», in grado di offrire «valore sostenibile a tutti i nostri stakeholder». Quanto però agli ultimi numeri, ammonta a 7,3 miliardi la perdita registrata nel 2022, con il titolo azionario che, negli ultimi due anni, ha perso il 77%, chiudendo la settimana scorsa a 2,78CHF.
Sempre secondo il quotidiano finanziario britannico, l'addio della società d'investimento Harris Associates, fa sì che i maggiori investitori in CS siano ora la Saudi National Bank con una quota del 10% e la Qatar Investment Authority (7%). Mentre a ridurre la propria quota è anche il gestore patrimoniale Dodge & Cox: dal 5,11% al 3,1%.