E a metà maggio si decide si deciderà sulla creazione della Commissione d'inchiesta sull'acquisizione di Cs da parte di Ubs
ZURIGO - Grandissima paura per il proprio impiego, in una situazione che vede i dirigenti non dare alcuna risposta per far fronte all'insicurezza: viene descritta così la situazione dei dipendenti di Credit Suisse e UBS da Michael von Felten, presidente dell'Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB).
A dominare sono «rabbia, tristezza e delusione», afferma Von Felten in un'intervista pubblicata oggi dal bimensile Beobachter. «Sono 40mila i dipendenti che lavorano ogni giorno per CS e UBS in Svizzera. Ora si chiedono, da un giorno all'altro: il mio lavoro esisterà ancora in futuro?».
All'esterno vi è però un muro di silenzio. «Una delle prime istruzioni interne ai dipendenti è stata: non parlate con i media. Questo fa parte della cultura delle banche. D'altra parte, per settimane abbiamo assistito a un attacco agli istituti da parte della stampa, con notizie che suggerivano come ogni dipendente guadagnasse centinaia di migliaia di franchi. Questo suscita diffidenza».
Per il personale è difficile lavorare come prima, prosegue il presidente dell'ASIB. «La stragrande maggioranza dei dipendenti dei due istituti è fedele alla propria banca. E ai rispettivi clienti. La paura e l'incertezza su ciò che accadrà sono però massacranti. Certo, molte cose non sono chiare, ma i dipendenti vorrebbero almeno risposte oneste».
La cultura della comunicazione dei vertici non è più al passo con i tempi, sostiene l'intervistato. «Le banche lottano contro la perdita di fiducia, ma la fiducia è in gran parte inizialmente incarnata dai dipendenti. Costruire la fiducia significa anche far sì che gli stessi collaboratori si fidino del loro istituto. Ma loro vengono a conoscenza degli ultimi sviluppi dai media».
«Sono rimasto scioccato dalla conferenza stampa sull'acquisizione», prosegue von Felten, riferendosi a quanto successo domenica 19 marzo. «Due consiglieri federali, due presidenti del consiglio di amministrazione, la presidente della Finma e il direttore della Banca nazionale hanno risposto alle domande per un'ora e mezza. Innanzitutto, sorprendente: il personale è menzionato solo in due frasi secondarie. In secondo luogo, queste persone non sono state in grado di dire: non lo sappiamo ancora, dobbiamo chiarirlo. Questo non è un buon modo di comunicare».
«La paura per il proprio posto di lavoro è enorme. Sui media si leggono voci di litigi tra i dirigenti. Inoltre, la competizione tra i due istituti è profondamente radicata nella mente delle persone. Presso Credit Suisse vi sono taluni che dicono: non lavorerò mai per UBS». Questo ha a che fare con la lealtà e con le differenze culturali tra le due società.
L'ASIB chiede un congelamento dei licenziamenti fino alla fine del 2023, una maggiore protezione contro i licenziamenti per gli over 55 e misure di sostegno come la consulenza sull'impiego e la formazione continua.
Consiglierebbe ancora con la coscienza pulita - chiede il giornalista della testata zurighese - una carriera in banca a chi fa un tirocinio di impiegato di commercio? «Sì. Nonostante le turbolenze, l'apprendistato in banca rimane una formazione valida e interessante», risponde l'intervistato.
A metà maggio si decide su Commissione d'inchiesta - Dopo che l'Ufficio del Consiglio nazionale ha proposto all'unanimità di creare una Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) per far luce sull'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, oggi l'omologo Ufficio degli Stati ha informato che deciderà soltanto a metà maggio su tale proposta. Preferisce prima sentire le Commissioni della gestione e i risultati dei loro accertamenti.
Con tale temporeggiamento, si vuole anche dar modo alle CdG di svolgere ulteriori audizioni, indicano oggi in una nota i servizi parlamentari.
Dopo la seduta comune delle CdG, in programma i prossimi 15 e 16 maggio, l'Ufficio del Consiglio degli Stati avrà modo di sentire a riguardo il presidente del Consiglio nazionale Martin Candinas (Centro/GR), nonché i rappresentanti delle Commissioni della gestione e il Consiglio federale prima di decidere in merito all'iniziativa parlamentare dell'Ufficio del Nazionale, precisano ancora i servizi del Parlamento.
La CPI è lo strumento di alta vigilanza di più ampia portata a disposizione dell'Assemblea federale. Finora sono state istituite solo quattro Commissioni parlamentari d'inchiesta che si sono occupate in passato del caso Mirage, dello scandalo delle schedature, delle dimissioni di Elisabeth Kopp - la prima consigliera federale donna costretta a dare le dimissioni, n.d.r - e del malfunzionamento della Cassa pensioni della Confederazione