La decisione è in linea con quanto atteso.
ZURIGO - La Banca nazionale svizzera (BNS) mantiene invariata la sua politica monetaria: il tasso guida rimane all'1,75%, ai livelli in cui si trova dallo scorso giugno.
La decisione comunicata poco fa nell'ambito del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria è perfettamente in linea con le attese: gli esperti (31 analisti interpellati dalla Reuters) erano infatti unanimi nel puntare sullo status quo, mentre tre mesi or sono, in settembre, la maggioranza aveva ancora scommesso su un rialzo che però non c'è stato.
L'orientamento della BNS giunge all'indomani della decisione della Federal Reserve, che a sua volta ha mantenuto costante il prezzo del denaro, aprendo a tre possibili tagli dei tassi nel 2024. In giornata sono attese anche le decisioni della Banca centrale europea (Bce) e della Banca d'Inghilterra.
La Banca nazionale si muove in un contesto elvetico che vede un rallentamento della crescita dei prezzi. L'inflazione, che era ancora al 3,4% in febbraio, è infatti ulteriormente scesa: da giugno (1,7%) è sotto l'obiettivo di stabilità dei prezzi fissato dalla BNS (che come noto è inteso come un rincaro compreso fra 0% e 2%) e in novembre ha toccato un minimo da due anni a 1,4%.
L'inflazione non è comunque destinata a sparire presto: le principali autorità, i maggiori istituti e le più grandi banche elvetiche (Segreteria di Stato dell'economia, Ocse, KOF, Economiesuisse, UBS, Fondo monetario internazionale, ecc.) prevedono infatti che nel 2024 la progressione dei prezzi si attesterà a valori compresi fra l'1,7% e il 2,2%; per quanto riguarda il 2025 le prime stime si muovono in una fascia fra l'1,0% e l'1,9%.
Per tenere sotto controllo il rincaro la BNS si è mossa da tempo. Dopo aver mantenuto il tasso di riferimento fermo in zona negativa per oltre sette anni, a partire da circa 18 mesi or sono l'istituto guidato da Thomas Jordan ha proceduto a cinque aumenti del tasso guida nello spazio di poco più di un anno, operando un primo rialzo il 16 giugno 2022 (da -0,75% a -0,25%), un secondo il 22 settembre 2022 (da -0,25% a +0,50%), un terzo il 15 dicembre 2022 (da +0,50% a +1,00%), un quarto il 23 marzo 2023 (da +1,00% a +1,50%) e un quinto il 22 giugno 2023 (da +1,50% a +1,75%). Il tasso è così salito al livello più elevato dal 2009, dove è rimasto confermato anche lo scorso 21 settembre, quando non vi sono state variazioni.
Come noto dal giugno 2022 la BNS non considera più troppo elevata la quotazione del franco: la forza della moneta elvetica permette infatti di ergere un vallo contro l'inflazione importata. Questo ha portato il franco a rafforzarsi notevolmente: nel corrente mese il corso dell'euro ha così toccato un minimo sfiorando i 0,94 franchi (per la precisione 0,9404, lo scorso 7 dicembre). Si è trattato del valore più basso mai registrato dal 15 gennaio 2015, il giorno del "Francogeddon", quando la BNS abolì la soglia minima di cambio con il franco precedentemente fissata a 1,20, scatenando sui mercati valutari quello che i cambisti vissero come un'apocalisse.