Il WWF nota lievi progressi a livello nazionale ma bacchetta l'istituto centrale
ZURIGO - Il sistema finanziario svizzero sta facendo piccoli progressi nella protezione dell'ambiente. Cosa che, invece, non sta facendo la Banza nazionale svizzera (BNS). È quanto indicato dal rapporto SUSREG 2023 del WWF, pubblicato lunedì mattina.
BNS «vaga»
Il leggero miglioramento su base annua è stato compiuto grazie alla legge sulla protezione del clima e ai nuovi obblighi di pubblicazione in materia di rischi finanziari legati al clima. Ad esempio, la legge prevede «l’orientamento dei flussi finanziari verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e resiliente ai cambiamenti climatici». Inoltre, grazie a una nuova ordinanza, dal 2024 i grandi istituti finanziari dovranno rendere noti i rischi del cambiamento climatico legati alle loro attività e il loro impatto sul cambiamento climatico.
La BNS, invece, «continua a ignorare gli aspetti ambientali e climatici nella sua politica monetaria, rallentando così i progressi» sostiene l'organizzazione ambientalista. L'istituto è peraltro in cattiva compagnia: solo il 18% delle banche centrali ha fatto passi avanti in questo senso. La BNS «rimane vaga sul se e sul come intenda integrare i rischi climatici e ambientali nella sua politica monetaria». È un atteggiamento che ha un impatto anche sul mercato globale: nonostante sia un Paese relativamente piccolo, a livello mondiale la Svizzera si colloca al terzo posto in termini di riserve valutarie. Se vuole adempiere al suo mandato per una stabilità dei prezzi e una stabilità finanziaria a lungo termine, sottolinea la BNS non può più nascondersi dietro il velo dell’«indipendenza», ma deve «perseguire una gestione più attiva dei rischi legati al clima e alla natura. In altri Paesi, tra cui Svezia e Singapore, le banche centrali con mandati simili sono molto più avanti».
Le economie poco amiche dell'ambiente
Anche il settore finanziario «non fa che aggravare la crisi del clima e della biodiversità» con prestiti, assicurazioni e investimenti in attività dannose per l’ambiente come l’estrazione di carbone, di petrolio e di gas. «Il settore finanziario spreca il suo potenziale per mettere in atto un’economia più rispettosa dell’ambiente e si dà la zappa sui piedi da solo» afferma Maud Abdelli, esperta di finanza sostenibile da WWF Svizzera. «Questa situazione deve cambiare: le banche centrali e le autorità di vigilanza devono far seguire i fatti alle parole, introducendo requisiti minimi per i criteri sociali e ambientali e indirizzando così il settore finanziario nella giusta direzione.
Qualche miglioramento c'è stato, osserva il WWF, ma il 68% delle principali economie non tiene conto in modo sufficiente dei rischi ambientali e sociali nelle proprie attività di politica monetaria.