Nel primo trimestre del 2024 solo il 3% dei proprietari ha optato per questo prodotto. E questo nonostante il taglio dei tassi fatto da BNS.
ZURIGO - La domanda di ipoteche Saron è letteralmente crollata nel primo trimestre del 2024. Se un anno fa circa un quarto dei proprietari ha scelto un'ipoteca Saron, oggi solo il 3% ha optato per questo prodotto. E questo nonostante l'abbassamento del tasso guida dall'1,75 all'1,5% concertato a marzo dalla Banca nazionale svizzera (BNS). È questa la principale novità che emerge dal Barometro Ipoteche di Comparis.
Le ipoteche Saron restano più costose - Ma il vero motivo del crollo è probabilmente dovuto al fatto che le ipoteche Saron restano più costose rispetto a quelle a tasso fisso, benché queste ultime non siano diminuite dopo l'annuncio di BNS. «Le ipoteche a tasso fisso - spiega Dirk Renkert, esperto Comparis in finanze - hanno già beneficiato di una riduzione dei tassi alla fine dello scorso anno, poiché sul mercato si prevedevano riduzioni del tasso guida per il 2024». A sorprendere sono state le tempistiche.
Meno convenienti, ma di quanto? Secondo Comparis le ipoteche Saron vengono stipulate in media con tassi tra il 2,1 e il 2,3%, mentre le ipoteche a tasso fisso di 10 anni costano tra l’1,7 e l’1,8%. Anche le ipoteche a tasso fisso di 25 anni vengono stipulate con tassi poco al di sopra del 2%. ««Affinché le ipoteche Saron possano tornare allo stesso livello delle ipoteche a tasso fisso, è necessaria almeno una, se non due, riduzioni dei tassi», spiega Renkert. Non si sa tuttavia quando la BNS potrebbe intervenire nuovamente. Secondo Renkert, infatti, «un nuovo aumento dell’inflazione potrebbe ritardare ulteriori manovre accomodanti».
La BNS ha giocato d'anticipo - Con il suo taglio dei tassi d’interesse, la BNS ha anticipato le altre banche centrali, che rimangono in attesa. Infatti, la Banca centrale europea (BCE) e la Federal Reserve (Fed) stanno ancora lottando con tassi di inflazione superiori al 2%, mentre da alcuni mesi l’inflazione in Svizzera oscilla tra lo 0 e il 2%. I futuri andamenti degli accordi salariali e degli affitti saranno decisivi. «L’accelerazione della BNS - sottolinea l'esperto finanziario di Comparis - potrebbe anche avere un effetto boomerang se il franco dovesse continuare a svalutarsi e si cominciasse a importare inflazione. Speculare su ulteriori rapidi tagli dei tassi di interesse potrebbe rivelarsi prematuro se le altre banche centrali dovessero abbandonare le politiche restrittive più tardi di quanto inizialmente previsto».
Sebbene attualmente l’inflazione si trovi a un livello significativamente più basso, il rincaro degli affitti e i pericoli di persistenti incertezze geopolitiche potrebbero invertire la tendenza. «La BNS - conclude Renkert - è consapevole di questo rischio e ha già annunciato che seguirà da vicino l’andamento dell’inflazione e, se necessario, adeguerà le misure di politica monetaria. Resta da vedere in che misura ciò si tradurrà in possibili rialzi e tagli repentini dei tassi d’interesse».