Il rincaro di giugno è nella fascia bassa delle aspettative
NEUCHÂTEL - L'inflazione è in lieve calo in Svizzera: in giugno la crescita dei prezzi su base annua si è attestata all'1,3%, a fronte dell'1,4% registrato in maggio e in aprile.
Stando ai dati pubblicati oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST), nel sesto mese dell'anno l'indice dei prezzi al consumo ha totalizzato 107,7 punti. Il rincaro di giugno è nella fascia bassa delle aspettative: gli analisti interpellati dall'agenzia Awp scommettevano infatti su valori compresi fra +1,3% e (in modo molto più numeroso) +1,4%. A livello mensile i prezzi sono invece rimasti stabili (i pronostici si muovevano fra 0,0% e +0,1%), mentre in maggio l'incremento percentuale era stato pari allo 0,3%.
Secondo gli esperti dell'UST la stabilità dell'indice rispetto al mese precedente è il risultato di tendenze opposte che si sono compensate a vicenda: sono aumentati i prezzi dei viaggi forfetari internazionali e degli alberghi, mentre risultano meno cari i trasporti aerei, la benzina e il diesel, come pure gli indumenti e le calzature, sulla scia dei saldi stagionali. Sempre interessante inoltre è l'evoluzione dei prodotti alimentari, che mettono a referto un +0,4 mensile e -0,3% annuo, così come quella del comparto abitazione ed energia (rispettivamente 0,0% e +3,8%), che comprende gli affitti.
Negativa ancora sino al marzo 2021, l'inflazione è salita sensibilmente in Svizzera, arrivando a toccare un picco del 3,5% nell'agosto 2022, per poi tornare a calare lievemente e chiudere il 2022 con un dato (medio) del 2,8%, il massimo da 30 anni. Nel 2023 il punto più alto è stato osservato in febbraio (3,4%) e la media dell'anno è stata del 2,1%. Nel 2024 il minimo è stato rilevato in marzo (1,0%), il massimo dell'1,4% in aprile e maggio.
L'indicatore elvetico in giugno è a livelli inferiori di quello dell'Eurozona (+2,5%, in lieve calo dal +2,6% di maggio). Per avere la corrispondente indicazione degli Stati Uniti bisognerà attendere qualche giorno: in maggio il rincaro era al 3,3%.
Passando ai dettagli relativi all'inflazione elvetica di giugno nel confronto con maggio i prezzi dei prodotti indigeni sono saliti dello 0,2%, mentre quelli dei prodotti importati hanno subito un decremento dello 0,5%. Su base annua i primi segnano +2,0%, i secondi -0,8%. Lo zoccolo dell'inflazione - che nella definizione dell'UST è il rincaro totale senza quello concernente prodotti freschi e stagionali, energia e carburanti - mostra una variazione rispettivamente di -0,1% (mese) e di +1,1% (anno).
L'UST calcola anche un indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA), misurato con la metodologia in uso nell'Unione europea, con l'obiettivo di raffrontare i dati elvetici con quelli delle nazioni comunitarie. Visto da questa prospettiva giugno presenta un rincaro del -0,1% (mese) e del +1,3% (anno).
Come noto l'efficacia dell'indice dei prezzi al consumo nell'illustrare il costo della vita percepito dai consumatori è peraltro spesso al centro di grandi discussioni. Questo è particolarmente vero in Svizzera perché, per motivi metodologici, il tasso calcolato dai funzionari di Neuchâtel non comprende i premi dell'assicurazione malattia di base, un punto di spesa che è in forte progressione nei bilanci delle famiglie elvetiche.
Il rincaro stabilito dall'UST ha una grande importanza in vari ambiti: dalle negoziazioni salariali agli affitti, passando per la fissazione degli alimenti nell'ambito dei divorzi. L'inclusione o no dei premi delle case malati ha quindi un effetto tutt'altro che secondario su molti cittadini.
L'inflazione è monitorata con attenzione anche dalla Banca nazionale svizzera (BNS), che persegue come obiettivo la stabilità dei prezzi, intesa come un rincaro compreso tra lo 0 e il 2%. Per frenare la crescita dei prezzi l'istituto fra il 2022 e il 2023 aveva proceduto a cinque aumenti del tasso guida, che era così salito dal -0,75% al +1,75%. Lo scorso 21 marzo, constatando che l'inflazione è scesa sotto il 2%, l'entità guidata sino a fine settembre da Thomas Jordan aveva proceduto a un taglio del costo del denaro, che è sceso all'1,50%: la BNS era stata la prima grande banca centrale a operare una sforbiciata ai tassi, dopo la fase di rialzi dei prezzi avvenuta in particolare in concomitanza con l'inizio della guerra in Ucraina e le relative sanzioni contro la Russia. L'istituto ha confermato lo stesso approccio nell'ultimo esame della politica monetaria: il 20 giugno ha ulteriormente abbassato il tasso guida, portandolo all'1,25%.