L'allarme di Swissmen che chiede alla BNS e alla politica di intervenire
ZURIGO - L'attuale rafforzamento del franco è «scioccante» e mette a rischio l'industria tecnologica svizzera, fortemente orientata all'esportazione. Il grido d'allarme giunge da Swissmem, organizzazione padronale del comparto meccanico, elettrico e metallurgico, che chiede interventi decisi da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) e del mondo politico, invitato ad avvicinarsi all'Ue.
Il settore in questione impiega oltre 330'000 lavoratori, esporta l'80% dei suoi prodotti e rappresenta quasi il 30% dell'export complessivo elvetico, ricorda Swissmem in un comunicato odierno. Il ramo si trova peraltro in difficoltà dall'inizio del 2023, con un crollo significativo degli ordini in mercati chiave quali la Germania e la Cina.
Dall'inizio dell'estate si sono manifestati segnali di un raggiungimento del punto più basso del ciclo economico, ma la incipiente ripresa rischia ora di essere bruscamente soffocata dal nuovo apprezzamento del franco. Come noto lunedì il corso dell'euro è sceso sino a 0,92 franchi, il minimo dalla giornata convulsa del 15 gennaio 2015, quando venne abolita la soglia minima di cambio fra le due valute.
«L'industria ha imparato a gestire un franco forte, ma non è in grado di difendersi da rivalutazioni scioccanti, nemmeno con severi programmi di risparmio ed efficienza», affermano i vertici di Swissmen. «Il repentino rafforzamento del franco mette a rischio la piazza economica svizzera nei confronti della concorrenza europea o giapponese».
L'organismo dice di rispettare l'indipendenza della BNS e riconosce all'istituto di essere stato in grado di riportare il tasso di inflazione al di sotto del 2% in modo rapido ed efficace, creando così una stabilità dei prezzi. «La BNS dispone ora di un margine di manovra per prevenire o attenuare anche in futuro le rivalutazioni scioccanti, utilizzando gli strumenti che ritiene più opportuni, come ha dichiarato in occasione della valutazione della politica monetaria del 20 giugno».
Secondo Swissmem gli strumenti a disposizione della banca centrale sono però limitati: spetta ai politici tracciare la giusta rotta per la Svizzera quale forte polo industriale. «L'accordo di libero scambio con l'India è importante, così come la rapida stabilizzazione delle relazioni con l'Europa attraverso gli accordi bilaterali 3» (il mondo economico chiama in tal modo la nuova convenzione istituzionale richiesta dall'Ue). «E questo senza nuove misure di accompagnamento dannose», viene precisato.
Sempre secondo l'organizzazione padronale è necessaria la sicurezza giuridica e degli investimenti: il parlamento dovrebbe astenersi dall'approvare la legge sulla verifica degli investimenti e l'iniziativa della Gioventù socialista che intende introdurre una imposta di successione del 50% per i patrimoni superiori a 50 milioni di franchi, utilizzando i fondi raccolti per la politica climatica, «non deve poter avere successo».
«Tutte queste misure porteranno solo miglioramenti nel medio termine, ma la fiducia delle imprese in condizioni quadro molto buone e stabili sul lungo periodo è un'ancora fondamentale per le aziende che operano in Svizzera», conclude Swissmem.