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SvizzeraIntelligenza artificiale, una PMI svizzera su due ne fa uso

26.09.24 - 09:39
Prevalentemente per la sua funzione di stesura testi e traduzioni. Un'azienda su cinque la ritiene, invece, una minaccia.
Depositphotos (sdecoret)
Fonte Axa Svizzera
Intelligenza artificiale, una PMI svizzera su due ne fa uso
Prevalentemente per la sua funzione di stesura testi e traduzioni. Un'azienda su cinque la ritiene, invece, una minaccia.

Oltre metà delle PMI svizzere adotta già l’intelligenza artificiale nei propri processi operativi: i risultati dell’ultimo studio condotto da AXA Svizzera evidenziano gli effetti di snellimento del lavoro percepiti dalle aziende e la fondatezza o meno dei timori legati ai tagli occupazionali. 

Al più tardi dal lancio del chatbot ChatGPT, a novembre 2022, tutto il mondo ha cominciato ad accorgersi dell’intelligenza artificiale e delle sue possibili conseguenze. Come dimostrano i risultati dell’ultimo studio annuale sul mercato del lavoro delle PMI condotto da AXA, anche le aziende svizzere si stanno confrontando attivamente con questa tematica.

Oltre la metà delle imprese intervistate (55%) dichiara di incorporare l’intelligenza artificiale nei propri processi. Un terzo di queste si trova ancora in una fase di sperimentazione e se ne avvale solo per determinati progetti oppure su iniziativa personale dei collaboratori.

Circa un quinto (22%) inserisce invece già consapevolmente l’intelligenza artificiale nei propri processi aziendali; fra queste, un 6 per cento la utilizza in tutti i settori di attività, mentre il 16 per cento vi ricorre solo per determinati progetti. Il 45 per cento delle aziende intervistate non adotta ancora alcuno strumento IA per i propri processi.

Approfondendo il discorso, emerge che gran parte delle PMI intervistate utilizza l’intelligenza artificiale prevalentemente per attività di comunicazione e scrittura. Il 48 per cento si avvale di software per le traduzioni, il 40 per cento utilizza l’IA per la corrispondenza, ad esempio per accelerare o semplificare la redazione di mail e lettere.

«In questo campo le applicazioni IA possono apportare un chiaro valore aggiunto e integrarsi in maniera relativamente facile nei processi operativi esistenti. E proprio in un paese multilingue come la Svizzera, con un’economia fortemente interconnessa con l’estero e dove vi è sempre l’esigenza di tradurre testi, mail e presentazioni in varie versioni, l’intelligenza artificiale si rivela un aiuto prezioso», afferma Kathrin Braunwarth, responsabile Data, Technology & Innovation di AXA Svizzera. 

Resta importante il rapporto interpersonale con il cliente - Oltre un terzo delle aziende (36%) si serve dell’IA per redigere testi pubblicitari, mentre si constata ancora una certa resistenza nella generazione di immagini (21%). Circa un quarto delle PMI che già la utilizzano impiega l’intelligenza artificiale per ottimizzare fasi lavorative e analisi dati.

«In questi settori l’adozione dell’IA richiede tempi leggermente più lunghi e maggiore esperienza rispetto al campo della comunicazione», spiega Michel Hermann, direttore dell’istituto di ricerca Sotomo, che ha condotto il sondaggio per conto di AXA. Attualmente i campi in cui l’IA viene utilizzata meno sono la pubblicità personalizzata e l’assistenza clienti, una scelta compiuta solo dal 15 per cento delle aziende.

«Lo scambio interpersonale continua a essere considerato importante nel contatto con il cliente: magari l’IA funge da supporto, ad esempio per la corrispondenza, ma non sostituisce completamente il processo tradizionale», spiega Michael Hermann. 

IA: «Un’opportunità» per un terzo delle PMI - Sebbene la maggior parte delle aziende viva ancora una fase sperimentale e l’intelligenza artificiale non sia ancora totalmente integrata nei processi, il clima è comunque favorevole all’impiego futuro. I risultati dello studio AXA evidenziano che il 45 per cento delle imprese ha un atteggiamento neutro nei suoi confronti, non considerandola né una minaccia né un’opportunità per la propria attività.

Circa un terzo delle PMI ritiene che le applicazioni IA costituiscano un’opportunità e si pone positivamente nei suoi confronti. Molto inferiore, circa il 20 per cento, è la quota di aziende che considera l’intelligenza artificiale (piuttosto) una minaccia per la propria attività. 

Le differenze di atteggiamento ricalcano molto evidentemente le dimensioni aziendali: se oltre la metà (52%) delle imprese con oltre 50 dipendenti considera l’intelligenza artificiale un’evoluzione positiva, il dato scende già al 41 per cento nella fascia mediana (fino a 49 dipendenti), mentre è solo del 27 per cento presso le PMI da 5 a 9 dipendenti.

Un quarto delle imprese più piccole considera l’IA addirittura una minaccia per il proprio settore di attività, mentre tale quota scende al 15 per cento presso le medie e a meno di una su sei fra le PMI più grandi. «Un’implementazione adeguata dell’IA richiede spesso risorse tecnologiche e umane in grado di gestirla. E naturalmente le realtà più grandi hanno maggiore disponibilità in questo senso rispetto alle piccole», afferma commentando i risultati Kathrin Braunwarth di AXA.

Aspettative diverse degli effetti sul lavoro - Uno degli effetti più temuti dell’intelligenza artificiale è la perdita di posti di lavoro, ipotizzando che si possano automatizzare determinati compiti oggi affidati alle persone: si tratta in particolare di operazioni ripetitive, con elevato grado di standardizzazione.

Da quanto emerge dallo studio sul mercato del lavoro delle PMI di AXA, al momento i timori di un’ecatombe occupazionale dovuta all’intelligenza artificiale appaiono esagerati. Oltre metà (53%) delle aziende intervistate segnala di non avere ancora avvertito effetti sull’operatività. Se circa un quarto (27%) degli intervistati ritiene che l’IA consenta di ridurre le tempistiche di lavoro, un quinto pensa che al momento l’implementazione dell’intelligenza artificiale comporti maggiori oneri di quanti non ne elimini. 

Spostando la prospettiva ai prossimi due anni, le PMI che ipotizzano una riduzione dei carichi di lavoro sono molte di più (43%) rispetto a quelle convinte che invece vi sarà un aggravio (20%). Ma anche in questo caso emergono differenze, in particolare in funzione del settore di attività. Non sorprende che sia soprattutto la comunicazione (67%) a prevedere notevoli risparmi di tempo: «Poiché attualmente l’intelligenza artificiale viene utilizzata soprattutto per traduzioni e corrispondenza, è lecito pensare che saranno le aziende del settore comunicazione e media a trarne il massimo profitto. Ma anche gli operatori IT, per evidente affinità con la materia, sono naturalmente destinati a beneficiare degli strumenti IA nel campo dell’analisi dati e della programmazione», afferma Michael Hermann di Sotomo. Anche nei settori industria (59%), manifatturiero (53%) e commercio (47%) circa la metà delle aziende si aspetta di velocizzare il lavoro ricorrendo alle applicazioni IA. In generale prevale comunque chi ritiene che il prossimo futuro porterà vantaggi in termini di tempistiche di lavorazione.

L’IA non comporterà necessariamente perdite di posti di lavoro - Nonostante le probabili riduzioni delle tempistiche, sono in netta minoranza le PMI che ritengono probabili tagli al personale. Le aspettative di perdite di posti di lavoro sono più elevate nel settore manifatturiero (22%), nel commercio (18%) e nell’industria (14%). In questi campi la quota di lavori standardizzabili, come produzione, smistamento e logistica, è relativamente elevata, il che spiega l’elevato potenziale di razionalizzazione. È interessante rilevare come nel settore informazione e comunicazione, che probabilmente vedrà le maggiori accelerazioni a livello operativo, solo il 7 per cento delle PMI ipotizzi tagli al personale.

«Sebbene l’IA trovi oggi applicazione soprattutto nella comunicazione, pare che l’intervento dell’intelligenza artificiale in ambito traduzioni o corrispondenza, ad esempio, si sostanzi più in una funzione di supporto che non di reale sostituzione. Il settore informatico beneficia fortemente delle possibilità di riduzione dei tempi di lavoro, in quanto il personale può cedere compiti laboriosi e in parte anche gravosi alle applicazioni IA. Al momento pare che l’intelligenza artificiale semplifichi i processi, più che distruggere posti di lavoro», riassume la responsabile di DTI Kathrin Braunwarth. Le PMI ritengono quindi al momento che un maggiore ricorso all’IA non si tradurrà necessariamente in moltiplicati tagli ai posti di lavoro. 

Esiste poi un’altra questione: l’intelligenza artificiale si limiterà a semplificare i processi oppure modificherà radicalmente i rapporti di collaborazione e, di conseguenza, i profili richiesti agli addetti? Come dimostra lo studio sul mercato del lavoro delle PMI, le aziende non credono ancora in una rivoluzione in tal senso: oltre metà ritiene che le applicazioni IA non modificheranno il profilo del personale, mentre solo il 21 per cento è di opinione contraria.

Certamente le cose cambieranno quando l’IA sarà implementata su ampia scala. «Il 29 per cento delle PMI che già utilizzano l’IA osserva una variazione dei requisiti. Con l’implementazione presso un numero sempre più ampio di aziende è lecito attendersi che anche i profili degli addetti subiscano cambiamenti più radicali», commenta il direttore di Sotomo Michael Hermann.

Lo Studio
Per realizzare questo studio, l’istituto di ricerca Sotomo ha interpellato 300 PMI della Svizzera tedesca e francese con un numero di dipendenti pari o superiore a cinque unità. I dati sono stati raccolti tra il 5 e il 13 febbraio 2024 tramite il panel aziendale di AmPuls.

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