Il rallentamento di settembre è stato maggiore di quanto previsto degli analisti
NEUCHÂTEL - L'inflazione è in sensibile calo in Svizzera, più di quanto atteso: in settembre la crescita dei prezzi su base annua si è attestata allo 0,8%, a fronte dell'1,1% di agosto e dell'1,3% registrato sia in luglio che in giugno. Si tratta del valore più basso dal luglio 2021.
Stando ai dati pubblicati oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST), nel nono mese dell'anno l'indice dei prezzi al consumo ha totalizzato 107,2 punti. Il rincaro di settembre è inferiore alle aspettative: gli analisti interpellati dall'agenzia Awp scommettevano infatti su valori compresi fra +0,9% e +1,2%. A livello mensile i prezzi si sono contratti dello 0,3% (i pronostici si muovevano fra -0,3% e +0,1%), mentre in agosto erano rimasti stabili.
Secondo gli esperti dell'UST la riduzione dell'indice rispetto al mese precedente è il risultato di tendenze è riconducibile a vari fattori, tra cui la riduzione del costo dei viaggi forfetari internazionali, del settore paralberghiero e dei trasporti aerei. Sono diminuiti anche i prezzi della benzina, dell'olio da riscaldamento e del diesel. Sono invece aumentati i prezzi di indumenti e calzature. Sempre interessante inoltre è l'evoluzione dei prodotti alimentari, che mettono a referto un -0,1 mensile e un +0,2% annuo, così come quella del comparto abitazione ed energia (rispettivamente -0,1% e +3,6%), che comprende gli affitti.
Negativa ancora nel 2020 (-0,7%), l'inflazione è poi salita sensibilmente in Svizzera, arrivando a chiudere il 2022 con un dato (medio) del 2,8%, il massimo da 30 anni, mentre nel 2023 si è attestata al 2,1%. Quest'anno quello che finora era il minimo è stato rilevato in marzo (1,0%), il massimo (1,4%) in aprile e maggio.
L'indicatore elvetico in settembre è a livelli inferiori di quello dell'Eurozona (1,8%, in calo dal 2,2% di agosto). Per avere la corrispondente indicazione degli Stati Uniti bisognerà attendere qualche giorno: in agosto il rincaro era al 2,5%, dopo il 2,9 di luglio.
Passando ai dettagli relativi all'inflazione elvetica di settembre nel confronto con agosto i prezzi dei prodotti indigeni sono scesi dello 0,2%, mentre quelli dei prodotti importati hanno subito un decremento dello 0,5%. Su base annua i primi segnano +2,0%, i secondi -2,7%. Lo zoccolo dell'inflazione - che nella definizione dell'UST è il rincaro totale senza quello concernente prodotti freschi e stagionali, energia e carburanti - mostra una variazione rispettivamente di -0,2% (mese) e di +1,0% (anno).
L'UST calcola anche un indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA), misurato con la metodologia in uso nell'Unione europea, con l'obiettivo di raffrontare i dati elvetici con quelli delle nazioni comunitarie. Visto da questa prospettiva settembre presenta un rincaro del -0,3% (mese) e del +0,9% (anno).
Come noto l'efficacia dell'indice dei prezzi al consumo nell'illustrare il costo della vita percepito dai consumatori è peraltro spesso al centro di grandi discussioni. Questo è particolarmente vero in Svizzera perché, per motivi metodologici, il tasso calcolato dai funzionari di Neuchâtel non comprende i premi dell'assicurazione malattia di base, un punto di spesa che rimane in forte progressione nei bilanci delle famiglie elvetiche.
Il rincaro stabilito dall'UST ha una grande importanza in vari ambiti: dalle negoziazioni salariali agli affitti, passando per la fissazione degli alimenti nell'ambito dei divorzi. L'inclusione o no dei premi delle case malati ha quindi un effetto tutt'altro che secondario su molti cittadini.
L'inflazione è monitorata con attenzione anche dalla Banca nazionale svizzera (BNS), che persegue come obiettivo la stabilità dei prezzi, intesa come una variazione compresa tra lo 0 e il 2%. Per frenare la crescita del rincaro l'istituto fra il 2022 e il 2023 aveva proceduto a cinque aumenti del tasso guida, che era così salito dal -0,75% al +1,75%. Quest'anno l'entità guidata da inizio settembre dal nuovo presidente della direzione Martin Schlegel ha invece operato in direzione opposta, operando tre tagli successivi (l'ultimo la settimana scorsa), che hanno abbassato il costo del denaro all'1,00%. Il prossimo esame trimestrale della situazione economica e monetaria è in programma il 12 dicembre.