La Banca nazionale svizzera (BNS) ha dunque proseguito con il ciclo di tagli dei tassi di interesse deciso a marzo
BERNA - I tassi di riferimento per le ipoteche a tasso fisso di dieci anni si attestano attualmente all’1,55% (dato aggiornato al 6 dicembre) e sono quindi nettamente inferiori rispetto all’inizio dell’anno (2,26%). Lo riferisce uno studio di Comparis.
I costi di rifinanziamento delle banche hanno subito un calo ancora più marcato: lo swap di dieci anni è diminuito di 0,83 punti percentuali rispetto all’inizio anno, quando ammontava all’1,16%.
Anche il rendimento delle obbligazioni federali a dieci anni si è ridotto a quasi un terzo, passando dallo 0,68% all’inizio dell’anno allo 0,24%. I tassi d’inflazione in Svizzera sono ulteriormente diminuiti e da settembre sono ben al di sotto dell’1%.
Almeno due ulteriori tagli dei tassi di interesse inclusi nei prezzi attuali - Negli ultimi sei mesi i tassi d’interesse per le ipoteche a tasso fisso di tutte le durate sono costantemente diminuiti. Il franco forte ha determinato un calo dell’inflazione più rapido del previsto, ma ha avuto un impatto negativo sull’industria delle esportazioni. Per mettere un freno all’apprezzamento del franco, dopo il primo taglio a marzo, la BNS ha ridotto il tasso guida di 0,25 punti percentuali ancora due volte, portandolo all’1%. A inizio anno il tasso guida era ancora dell’1,75%.
«L’inflazione rallenta più velocemente di quanto inizialmente previsto. Il forte calo dei tassi indicativi per le ipoteche a tasso fisso è segno che la BNS continuerà il suo ciclo di tagli dei tassi. Nei prezzi attuali ne sono già inclusi almeno a due. I tassi indicativi per le ipoteche a tasso fisso di lunga durata non subiscono più variazioni il giorno in cui viene annunciato il nuovo tasso di interesse», afferma Dirk Renkert, esperto di finanze presso Comparis.
Probabile calo del tasso ipotecario di riferimento nel 2025 - Il tasso ipotecario di riferimento corrisponde al tasso di interesse medio su tutti i crediti ipotecari in essere erogati dalle banche sul mercato interno. A causa del forte aumento dei tassi di interesse ipotecari, nel 2023 il tasso ipotecario di riferimento è salito in due fasi dall’1,25% all’1,75%. I locatori hanno quindi incrementato i prezzi di affitto. Con il forte calo dei tassi di interesse ipotecari si prevede però un calo del tasso ipotecario di riferimento nel 2025, con conseguente diritto per gli inquilini a una riduzione del canone d’affitto.
«Con grande sorpresa di molti, gli aumenti in parte significativi degli affitti esistenti derivanti da due aumenti del tasso ipotecario di riferimento hanno influito solo in misura molto modesta sull’inflazione. Pertanto, se gli inquilini facessero valere il proprio diritto legato alla diminuzione del tasso ipotecario di riferimento, ci si può aspettare solo una riduzione moderata. Viceversa, a causa della scarsità di abitazioni, i nuovi inquilini sono confrontati con un costante incremento degli affitti. Gli affitti in aumento sono e continueranno a essere un importante fattore che favorisce l’inflazione», afferma Renkert.
La BNS prevede ulteriori tagli dei tassi di interesse - Questa settimana la BNS deciderà in merito a ulteriori interventi sui tassi d’interesse. La cosa insolita dell’ultimo incontro per la valutazione di politica monetaria di settembre è che la BNS ha già accennato a ulteriori possibili riduzioni dei tassi di interesse. L'istituto teme che il tasso di inflazione possa diminuire più velocemente del previsto e che gli sviluppi deflazionistici possano avere un impatto negativo sull’andamento economico. Pertanto gli osservatori del mercato ritengono molto probabile un taglio del tasso guida a 0,75 punti percentuali, a cui potrebbero seguire ulteriori tagli nel prossimo anno.
Anche l’andamento del tasso di cambio è un fattore molto importante per l’inflazione, dato che un franco forte riduce i prezzi dei beni importati e aumenta quello dei beni esportati. Il franco si è notevolmente apprezzato rispetto all’euro: «I grandi Paesi come la Germania devono affrontare difficoltà strutturali e congiunturali. Si profilano pericoli incombenti su importanti industrie chiave, come quella automobilistica, che si trova ad affrontare una forte concorrenza dalla Cina nel passaggio alla mobilità elettrica», sostiene Renkert.
Recentemente il franco si è apprezzato rispetto al dollaro statunitense. Ci sono dubbi sul fatto che la Banca centrale statunitense (Fed) continui a ridurre i tassi. Di recente il tasso di inflazione è nuovamente aumentato: in ottobre era del 2,6% su base annua, un valore ben al di sopra dell’obiettivo del 2%. «Inoltre, ci sono incertezze sulla misura in cui il nuovo governo degli Stati Uniti aumenterà i dazi sulle merci importate dall’estero e su come reagiranno i Paesi che ne saranno colpiti», afferma l’esperto Comparis.
«Oltre ai rischi geopolitici esistenti, con l’imminente cambio di governo negli Stati Uniti si è aggiunta l’incertezza sulla futura politica economica. Se gli Stati Uniti – come già annunciato nei confronti di Messico, Canada e Cina – dovessero aumentare in modo significativo i dazi sulle merci importate, si temono reazioni negative da parte dei Paesi che ne verrebbero colpiti. Dazi più elevati rendono più costose le merci importate e c’è il rischio che alimentino l’inflazione», conclude Renkert.