Il 2025 si preannuncia caldo. Le misure che Pechino adotterà per rispondere ai nuovi dazi saranno decisive per l'industria e i metalli
ZURIGO - Il 2025 si annuncia caldo sul fronte delle materie prime, in particolare per il rame, metallo ormai onnipresente in vari ambiti. Pesa la situazione economica generale e il clima politico ad alto rischio, fra l'altro con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
L'anno prossimo sarà completamente diverso da quello che sta per finire: «le tendenze possono essere uguali, ma il mondo non è più lo stesso», afferma Manuel Maleki, economista presso Edmond de Rothschild, in dichiarazioni raccolte dall'agenzia Awp.
Fondamentale per l'economia - Il rame è un materiale fondamentale per l'economia. Versatile e malleabile, è utilizzato in un'ampia gamma di apparecchiature industriali - tubazioni, scambiatori di calore, motori - e negli strumenti medici, spiega Jean-Philippe Kohl, vicedirettore di Swissmem, l'organizzazione padronale dell'industria metalmeccanica ed elettrotecnica.
Il rame è un elemento chiave nella transizione energetica, sia che venga utilizzato nei fili e nei cavi elettrici, che nella composizione di sistemi di energia solare ed eolica o nella costruzione di veicoli elettrici, sottolinea da parte sua Markus Nunnenmacher, responsabile finanziario di MRI Group, società specializzata nella negoziazione di materie prime. «Questo metallo, che proviene principalmente dalle miniere dell'America Latina o del Congo, viene poi inviato alle fonderie in Cina prima di essere esportato in tutto il mondo sotto forma di prodotti semilavorati o finiti», spiega lo specialista.
I dazi USA - Alla fine di novembre Trump ha però confermato che fra le sue prime misure economiche dopo il suo insediamento, il 20 gennaio, vi sarà l'aumento dei dazi doganali, con tasse fino al 60% su alcuni prodotti provenienti dalla Cina. Imporrà inoltre tariffe del 25% e fino al 200% sulle importazioni di veicoli da Canada e dal Messico, suoi stretti partner. Anche l'Europa sarà probabilmente colpita.
Quanto ai veicoli elettrici, di cui la Cina è il primo produttore mondiale e che si basano anch'essi su materie prime strategiche, sono già soggetti ai dazi doganali imposti quest'autunno dall'amministrazione di Joe Biden, facendo lievitare i prezzi dal 25% al 100% a seconda del settore. Il mercato statunitense è anche uno sbocco diretto per molti prodotti finiti cinesi, come cavi per computer, connettori ed elettrodomestici.
«Questi nuovi dazi doganali agiranno da fattore di pressione sulle fabbriche cinesi, affinché mantengano i loro prezzi competitivi per i consumatori americani», sottolinea Carsten Menke, analista di Julius Bär. «Le misure che Pechino adotterà per rispondere a questi attacchi saranno quindi decisive per l'industria e i metalli». La Cina ha già annunciato a inizio dicembre di voler limitare le esportazioni verso gli Stati Uniti di componenti essenziali per la produzione di chip elettronici.
L'Europa, che con ogni probabilità non sarà risparmiata dal protezionismo di Trump, senza dubbio applicherà a sua volta nuovi dazi doganali, aggiunge l'analista, stimando che questo contesto di pressione «ci terrà impegnati almeno per la prima metà dell'anno». I dazi doganali sono soprattutto un fattore di volatilità e avranno solo un impatto transitorio sui prezzi di queste materie prime, che sono vitali per l'economia. Potrebbero però modificare in parte lo scacchiere del commercio mondiale se, secondo Maleki, portare potenzialmente all'apertura di nuove rotte commerciali o allo sviluppo di quelle esistenti.