Secondo gli esperti solo le persone benestanti potranno accedere alla misura, qualora dovesse entrare in vigore
ZURIGO - A partire dal 2026 gli svizzeri potranno effettuare riscatti retroattivi del pilastro 3a, se vi sono contributi mancanti. Non tutti avranno però la possibilità di farlo, spiegano due esperti interpellati dall'agenzia Awp.
La nuova ordinanza del Consiglio federale sul tema ha avuto origine da una mozione del Parlamento ed è entrata in vigore il primo gennaio di quest'anno. Essa stabilisce che i riscatti saranno possibili a partire dal gennaio 2026 per l'anno 2025, ma non per prima.
«L'idea è di poter effettuare riacquisti retroattivi per un periodo massimo di dieci anni a partire dal 2025: quindi solo nel 2035 sarà possibile effettuare questi riscatti per l'intero periodo autorizzato», puntualizza l'avvocato Pascal Payot, specializzato in previdenza professionale. Il secondo punto importante evidenziato dallo specialista è il fatto che un acquisto per un determinato anno può essere effettuato solo se il contribuente ha già versato nel suo terzo pilastro l'importo massimo autorizzato per l'anno in corso, ossia 7258 franchi.
«La misura può sembrare popolare, ma non tutti possono permettersi di versare questa somma: sono le persone relativamente benestanti a farlo e non più veramente la classe media», sostiene il giurista. Olivier Segessemann, esperto in materia presso il consulente indipendente VermögenZentrum (VZ), concorda sul fatto che «bisogna già avere la capacità finanziaria» per effettuare i riscatti. Inoltre i dipendenti che possono permetterselo non sono in genere quelli che hanno bisogno di farlo, perché - osserva Payot - «sono attenti a versare ogni anno l'intero importo autorizzato per beneficiare di tutti i vantaggi fiscali».
Le nuove regole non consentiranno inoltre agli espatriati che rientrano in Svizzera o ai nuovi arrivati di recuperare eventuali ammanchi, poiché il salario svizzero dovrà essere stato soggetto all'AVS per gli anni di acquisto in questione.
Secondo i due esperti le persone per le quali, in pratica, il riscatto sarà fattibile e vantaggioso sono quelle che hanno migliorato la propria situazione finanziaria, ad esempio non dovendo più pagare l'istruzione dei figli, e che decidono di colmare la lacuna. «La decisione potrebbe però anche essere il risultato di un afflusso straordinario di denaro, come una donazione o un'eredità», aggiunge Segessemann.
Chi ha il pilastro 3a può versare i contributi fino a 65 anni, l'età pensionabile prevista dalla legge, o addirittura fino a 70 anni se decide di lavorare più a lungo. I prelievi possono essere effettuati già cinque anni prima della normale età pensionabile.
Di recente sono apparse alcune nubi all'orizzonte per i prelievi dal terzo pilastro, che la Confederazione vuole tassare più pesantemente. Se inizialmente il governo aveva previsto di tassarli come le rendite pensionistiche, ora intende sottoporli a una speciale scala progressiva, pur promettendo che queste nuove aliquote, che dovrebbero generare circa 200 milioni di franchi di entrate aggiuntive, rimarranno «molto basse».
«Se questa misura, che deve ancora essere discussa in parlamento, dovesse andare in porto, la Confederazione da un lato darebbe ai cittadini la possibilità dei riscatti e dall'altro tasserebbe un po' di più i prelievi del capitale 3a», sottolinea Payot. Da parte sua, Segessemann osserva che «l'aliquota fiscale non è una cosa acquisita, può cambiare». Nel canton Vaud, l'aliquota era del 14%, poi è stata abbassata al 9% e ora si parla di aumentarla di nuovo. A suo dire i versamenti nel terzo pilastro sono comunque ancora «molto interessanti».