Agricoltura: sanzioni russe ininfluenti, aumenta la domanda

I coltivatori sono comunque preoccupati per le opportunità di esportazione limitate
I coltivatori sono comunque preoccupati per le opportunità di esportazione limitate
BERNA - La Svizzera non è interessata dalle sanzioni russe contro i prodotti agricoli e alimentari, ma ciò non significa che gli operatori del ramo si stiano fregando le mani. Tutt'altro: le opportunità di esportazione sono limitate e soprattutto viene temuta la pressione sui prezzi che potrebbe scaturire dalla produzione in eccesso dell'Ue.
Dopo la misura decisa in agosto da Mosca sono state effettivamente notate domande di prodotti elvetici provenienti dalla Russia. Ma la cautela regna sovrana, perché difficilmente il paese di Putin potrà rivelarsi un Bengodi.
Innanzitutto va notato che per l'agricoltura elvetica l'export ha di per sé un ruolo secondario, ha spiegato all'ats Hans Rüssli dell'Unione svizzera dei contadini. È vero che vengono esportate circa 70'000 tonnellate di formaggio, ma la gran parte finisce nei paesi vicini: in Russia sono arrivate 430 tonnellate, per un valore di circa 16 milioni.
Stando a Rüssli la Svizzera non può soddisfare la domanda russa, né a livello di volume né per quanto riguarda il prezzo. Un orientamento confermato anche da Emmi: il gigante del latte ha ricevuto delle richieste, ma relative a formaggio industriale a buon mercato, ha indicato la portavoce Sibylle Umiker. Emmi è invece specializzata in prodotti di alta gamma, che in Russia sono solo un articolo di nicchia. Inoltre l'esperienza insegna che le richieste improvvise presentano dei rischi, in particolare riguardo all'effettivo pagamento della merce.
Ma soprattutto l'azienda lucernese teme le conseguenze indirette che le sanzioni potrebbero avere sull'economia lattiera elvetica: la produzione dell'Ue che non troverà sbocco in Russia dovrà infatti essere dirottata su altri mercati, cosa che nella Confederazione potrebbe incidere sui prezzi.
Il pericolo viene confermato anche dall'Unione professionale svizzera della Carne: il direttore Ruedi Hadorn teme che un calo dei prezzi nell'Ue possa favorire il turismo degli acquisti. Anche il settore della carne ha ricevuto richieste da parte di importatori russi, riferiva di recente la "NZZ am Sonntag". Migros conferma che è per esempio quanto successo alla sua filiale Micarna. A causa delle incertezze del mercato russo le esportazioni sono comunque a un basso livello.
Pure nel ramo della frutta e verdura si valutano le chances si esportazione e i rischi in materia di prezzo. Quest'anno la produzione dovrebbe superare di circa un terzo il consumo interno, valutato a 100'000 tonnellate, un aumento che anche attraverso promozioni speciali non sarà possibile smaltire, afferma Marc Wermelinger di Swisscofel, l'associazione elvetica dei commercianti di frutta e verdura. Un alleggerimento della situazione attraverso l'export sarebbe benvenuto: ma sussistono diverse incognite, relativamente al prezzo degli articoli svizzeri, alle formalità doganali e all'incertezza riguardo alla durata e all'ampiezza dell'embargo.
ats





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