Un’indagine inglese mostra il nuovo modo di intendere l’ufficio
In questo 2020 assistiamo a molte trasformazioni, che probabilmente avrebbero richiesto alcuni anni prima di consolidarsi. Certamente, il modo di lavorare è stato stravolto e rivoluzionato, come mai fino ad ora. Si parla molto di smart working, che secondo alcuni esperti possiamo definite un nuovo modello organizzativo fondato sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. In pratica, siamo di fronte a una modalità di lavoro a distanza che in teoria dovrebbe anche scardinare alcune formule molto tradizionali relative al modo di intendere il lavoro in ufficio. E proprio per ragionare più a fondo sulla questione è uscito uno studio internazionale condotto da Barclays dal titolo: “Il lavoro da casa è qui per restare” (“Work from home is here to stay”).
“Il lavoro da casa, termine che utilizziamo per riferirci a tutte le forme di lavoro da remoto, è chiaro che diventerà prevalente in futuro. La pandemia del Covid-19 ha rivelato che è positivo sia per i dipendenti sia per i datori di lavoro” - affermano da Barclays. Ma oltre ai lati positivi, ci possono essere anche alcune aree grigie, per esempio in tema di sicurezza e salubrità degli spazi di lavoro a casa. E, peraltro, chi scrive ha registrato più di qualche momento di panico durante il lockdown nel mantenere l’ambiente domestico funzionale per la vita quotidiana, il lavoro da remoto e le attività scolastiche a distanza.
I casi di aziende famose che si sono “convertite” al lavoro agile sono molte e ben documentate. Per esempio, il gruppo bancario olandese ING ha annunciato alcune settimane fa che lascia decidere ai suoi 1000 addetti italiani se lavorare da casa o meno anche per il 2021. Una decisione presa anche sulla scorta di un questionario interno in cui il 90% dei dipendenti ha votato a favore del lavoro smart, con il 55% che ha detto di sentirsi più produttivo lavorando da casa e il 72% che concilia meglio vita privata e lavoro. E un percorso simile è stato intrapreso in UK anche dal colosso degli investimenti Schroders.
In ogni caso, è indiscutibile che la pandemia ha reso molto più diffusa, e per molti aspetti anche accettata, la pratica di lavorare da casa. Un elemento questo che, per esempio, a tendere produrrà una riduzione strutturale tra il 10 e il 20% della domanda aggregata di spazi per gli uffici, andando così a colpire sia i prezzi degli affitti sia le valutazioni degli immobili. In effetti, sempre più aziende, comprese quelle elvetiche, stanno pensando a come riorganizzare l’ambiente di lavoro. C’è, per esempio, chi pensa di ridurre drasticamente gli spazi degli uffici, lasciandone quindi una parte, o chi addirittura sta ragionando su un possibile spostamento in un altro edificio più piccolo, visto che potrebbero servire meno metri quadri per ospitare dipendenti e collaboratori.
Un primo trend che osservano gli analisti di Barclays mostra che ci stiamo spostando verso un futuro caratterizzato da sempre più smart working. “Dalla nostra analisi – scrivono da Barclays – emerge che la metà delle società dell’S&P 1500 ha discusso di lavoro da casa nelle call sulle trimestrali al 30 giugno. Di queste, l’80% ha espresso un parere positivo”. Mentre una ricerca commissionata da Barclays sui dipendenti della Gran Bretagna ha evidenziato che più della metà si aspetta di lavorare da casa per un certo periodo anche dopo il Coronavirus.
La seconda tendenza emersa è che il 70% dei dipendenti statunitensi, che ha continuato ad andare in ufficio anche durante la pandemia, vi trascorre comunque quasi mezza giornata in meno a settimana rispetto a un anno fa. “Sebbene occorra essere cauti nel tradurre i comportamenti durante il Covid in comportamenti in un mondo post Covid, è ragionevole ritenere che quando gli impiegati che hanno lavorato completamente da casa torneranno in ufficio, vi trascorreranno meno tempo di quelli che ci sono sempre dovuti andare durante la pandemia” chiosano da Barclays.
Ma si osserva anche che “Le stesse interviste indicano che le persone pianificano di lavorare ancora da casa e suggeriscono che solo il 10% dei dipendenti si aspetta di farlo in maniera permanente. Se le nostre evidenze sono corrette, ciò implica che il lavoro da casa potrebbe diventare la norma per due o tre giorni alla settimana per la metà della popolazione lavorativa” stimano da Barclays.
Ma è proprio questa ipotesi di utilizzo degli spazi con metà dei dipendenti che possano lavorare da remoto per due o tre giorni che potrebbe determinare una riduzione fino al 30% della domanda di uffici.
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