Come sviluppare prototipi pronti per essere testati dal proprio pubblico
LUGANO - Il tema dei brevetti è salito agli onori delle cronache proprio in questi ultimi giorni. Ha indubbiamente sorpreso molto la presa di posizione rilasciata dall’Amministrazione Biden, che si è espressa a favore della sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid. Una decisione storica secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che ha aperto in tutto il mondo il dibattito fra fautori della proposta USA e contrari alla rinuncia di questa protezione sui vaccini prodotti (fra questi, le principali case farmaceutiche).
Ma il tema, indipendentemente dal punto di vista personale o professionale che si può avere, ha certamente il merito di aver sollevato l’attenzione sul tema della proprietà intellettuale. Ovvero, si è alzato il velo della discussione sul tema degli ingenti sforzi economici che sottendono la realizzazione di un brevetto. Un dibattito che nell’industria è noto per tutto quello che attiene l’ideazione e la creazione, per esempio, di un prototipo di prodotto.
Quindi, proprio per capire come nel nostro territorio si può passare dall’idea creativa alla sua concreta realizzazione e lancio sul mercato, abbiamo chiesto ad Andrea Moroni Stampa, Chief Technology Officer di Hemargroup come funziona questo aspetto fondamentale e cruciale.
Parliamo di prototipi: quali sono i passaggi che portano dallo sviluppo di un’idea fino alla prima immissione sul mercato di un prodotto elettronico?
Il passaggio dall’idea iniziale è una fase molto delicata per la buona riuscita di tutto il processo di sviluppo. I nostri clienti spesso arrivano con un’idea o un problema da risolvere, di conseguenza il primo step è quello di un’analisi concettuale che consente di identificare esattamente i confini del prodotto e le sue caratteristiche principali, necessarie e/o desiderate. A questa fase, segue un’analisi di fattibilità e di brevetto per concretizzare le idee e delineare quello che sarà il primo prototipo funzionale. Da questa fase in poi inizia il processo vero e proprio di sviluppo, con l’obiettivo di costruire il primo prototipo, utile per test funzionali e di mercato. Durante l’intero ciclo è fondamentale la comunicazione costante col cliente, sia per aggiornamenti sullo stato di sviluppo che per la discussione di eventuali modifiche.
Quali casi o esempi di sviluppo di un prototipo ci potete raccontare?
Mi piacerebbe raccontare dello sviluppo di due progetti in ambito medicale e agri-tech. Un primo esempio è lo sviluppo di un distributore intelligente per pillole e medicamenti, specifico per gli anziani o persone con deficit cognitivo. Oltre a tenere sotto controllo il piano terapeutico, peraltro adattabile in ogni momento dal medico o dal care-giver designato, l’apparecchio è in grado di monitorare l’ambiente circostante e generare un allarme in caso di caduta del paziente, così come contribuisce anche al mantenimento della motilità con esercizi specifici e interattivi.
Un altro ottimo esempio è stata la collaborazione con una promettente startup ticinese in ambito agri-tech. Per “alimentare” correttamente con tutti i dati necessari una piattaforma per la gestione agricola di nuova concezione, servivano dei sensori in grado di raccogliere informazioni ambientali quali umidità, temperatura, pH del terreno e altro ancora, e di trasmettere questi dati al cosiddetto cloud. La sfida degli ambienti aperti e prevalentemente outdoor, così come la mole di dati generata e talvolta la scarsa copertura delle normali reti di telefonia è stata particolarmente stimolante, ma ora il progetto sta prendendo piede in Europa così come in Sud-America, con dei risultati strabilianti.
Cosa succede dopo lo sviluppo di un prototipo?
In seguito allo sviluppo di un prototipo, segue una fase di test funzionale per verificare il corretto funzionamento delle soluzioni trovate, aggiustare il tiro su eventuali modifiche individuate e, spesso nel caso delle startup, preparare una presentazione per gli investitori. Superati correttamente questi passaggi, parte l’industrializzazione del prodotto. In questa fase si prendono gli ultimi accorgimenti per finalizzare il prodotto verso la produzione, che richiede il rispetto di alcune logiche. Questo passaggio non è infatti automatico e può spesso capitare che le soluzioni ingegneristiche trovate non siano fisicamente assemblabili o generino dei costi di produzione troppo alti. Questa è una fase in cui storicamente molte startup falliscono.
Una delle caratteristiche che distingue Hemargroup sul mercato, è proprio il fatto che avendo ingegneria e produzione interna, i nostri sviluppi hanno sempre come obiettivo l’ottimizzazione per la produzione, anche grazie alla costante comunicazione tra i due rami dell’azienda. I nostri ingegneri utilizzano sempre le migliori “best practices” di Design for Manufacturing per permettere un passaggio estremamente veloce ed economico alla fase di vendita sul mercato. Dopo l’industrializzazione si passa alla produzione vera e propria, solitamente si parte con una piccola serie “1.0” per i primi clienti dalla quale, con le opportune modifiche e miglioramenti, si passa alla produzione di massa, che accompagna il successo commerciale del prodotto (e dell’azienda).
Quali sono i tempi e i costi del passaggio dal primo prototipo alla produzione su larga scala o alla vendita di massa?
Tempi e costi sono estremamente variabili da progetto a progetto, in funzione della complessità, della quantità da produrre e conseguenti economie di scala che possono intervenire. Oltre naturalmente a fattori incidentali che possono rallentare lo sviluppo o il lancio di un prodotto. Dalla nostra esperienza, dallo sviluppo alla produzione finale, notiamo un range dai 3 ai 9 mesi. Sui costi invece è pressoché impossibile calcolare un valore medio valido a priori, perché variano estremamente in base alle caratteristiche del singolo progetto. Virtualmente può essere 0 così come raggiungere cifre enormi. Spesso, infine, ci accordiamo col cliente per “spalmare” questi costi di transizione magari sulla produzione in serie o anche sul venduto, in modo da facilitargli l’ingresso sul mercato e non bloccarlo nelle prime fasi di nascita dell’azienda.
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