Cosa fa e come può aiutarti chi si occupa di web marketing, mestiere che pochi conoscono e troppi credono di saper fare
È un lavoro che nasce, vive e cresce intorno alle persone, e tra queste sviluppa i propri ambiti con capillarità, diffondendosi di giorno in giorno con nuovi spunti e opportunità. Tuttavia, molti non sanno in cosa consista: parliamo del web marketing, quello di cui ci occupiamo.
Si è chiusa da tempo l’epoca in cui i problemi tecnologici potevano essere risolti con il collegamento di un cavo o la sostituzione di un pezzo, e forse è proprio questo che confonde chi sostiene di “non intendersene”: il web marketing, per quanto riguarda gli smartphone e i computer, non si può toccare né sentire, ma si può decisamente vedere. Altrimenti, non sarebbe marketing!
Chi siamo? Da dove veniamo?
Il web marketing non nasce esattamente con internet: chi li ricorda o chi è informato, sa bene che i primi siti online erano poco più di pochi testi, qualche immagine e un paio di link. La rete non era utilizzata in modo estensivo, e dunque non c’era l’attenzione a dati e statistiche che invece abbiamo oggi. Dei forum e qualche chat, tutt’al più, ma non i social network. Qualche banner pubblicitario a ricalcare i “quarti” e gli “ottavi” dei giornali, ma poca possibilità di misurarne la reale efficacia promozionale.
La musica cambia radicalmente alla fine degli anni ’90, con l’arrivo di Google e del suo fondamentale algoritmo, nonché la diffusione a macchia d’olio, di lì a poco, delle connessioni ADSL. È con le prime dinamiche di pagerank – la classificazione dei risultati secondo determinate gerarchie – che si può cominciare a pensare in termini strategici: Google nasce per rispondere alle domande dei propri utenti, e chi fornisce le risposte migliori ottiene più visibilità.
Quando viene introdotta una versione beta di Google AdWords, alla fine del 2000, nel giro di appena due ore il primo acquirente aveva già messo online il proprio annuncio: con un budget di 83$, la campagna fu avviata da Ryan Bartholomew per un’attività di Rhode Island che vendeva pesce e frutti di mare, la Lively Lobster. A detta dello stesso Ryan, quell’annuncio non generò alcuna vendita. Se solo ci fosse già stato un addetto al web marketing, alla Lively Lobster di Rhode Island!
Così la storia è cominciata, ma era – ed è tutt’ora – ben lontana dal concludersi. Quattro anni dopo arrivano Google Analytics, che permette di misurare in modo affidabile e gratuito i risultati ottenuti dal (e sul) proprio sito web, nonché Facebook, che scuote le regole del gioco: tutti possono comunicare in modo semplice e condiviso, produrre contenuti, qualsiasi evento/prodotto/servizio è commentabile nell’immediato, le parole viaggiano veloci, le immagini anche, e il bacino di utenti raggiungibili si allarga sempre di più.
Le imprese, intanto, possono entrare in contatto con le persone in maniera semplice, intuitiva e – per qualche tempo – gratuita.
Quindi, che cos’è questo web marketing?
È marketing fatto sul web. Sembra semplice, ma quella che abbiamo dato adesso è una definizione molto, molto ampia. Se volessimo scendere più nel dettaglio, dovremmo dire che il web marketing è un insieme di strumenti e strategie, applicate al contesto online, finalizzati a far raggiungere degli obiettivi di business ad aziende, imprese, professionisti.
Chi si occupa di web marketing, deve avere chiaramente presenti i traguardi che intende ottenere: solo in questo modo, infatti, potrà fare una valutazione complessiva delle risorse e dei canali che ha a disposizione, valutare quali siano i più adatti allo scopo e scegliere come e dove investire il proprio tempo e il denaro del cliente.
La marcia in più di cui gode il settore, oltre al fatto che internet è diventato il principale canale di comunicazione tra persone, di fruizione di contenuti e di acquisti, è - lo abbiamo detto - la grande disponibilità di insights: sapendosi destreggiare appropriatamente tra i dati che le piattaforme pubblicitarie mettono a disposizione, si possono formulare campagne che raggiungono esattamente chi ha bisogno o è interessato ai prodotti e servizi proposti, ottimizzando sempre, quindi, il rapporto tra costi e ricavi.
I fattori da tenere in considerazione per far bene questo lavoro sono molti, le fasi e gli ambiti in cui metterlo in pratica ancora di più.
L’indicizzazione non è la prima pagina di un’enciclopedia.
La lead generation non è una corrente musicale o letteraria degli anni ‘60-’70.
La link building non è un nuovo tipo di CrossFit.
SEM, SEO, KPI, CPA, CPC, CPL, PPC, non sono i droidi di Guerre Stellari.
Il social media manager non può “farlo mio cugino gratis”.
Perché, con tutto il rispetto per lui - che sicuramente è una bravissima persona - qualora non fosse un professionista, non saprebbe come organizzare contenuti e strategie, e perderebbe il suo tempo, oltre a quello (e alla fiducia nella materia) di chi gli chiede aiuto, senza ottenere risultati.
Se fosse un professionista, invece, vista la mole di impegno e competenze necessari a “cavare un ragno dal buco”, molto difficilmente accetterebbe un incarico pro bono, o per pochi spiccioli.
Il Mondo cambia continuamente
Chiunque può accorgersene anche solo guardando agli ultimi tre mesi: la società si trasforma, la tecnologia si evolve, e con loro i mezzi di comunicazione e il nostro status di utenti, attivi e reattivi nella creazione di post e commenti, eppure ancora destinatari di pubblicità, digitale e non.
Anche ora, dopo settimane di pandemia, possiamo tirare le somme e renderci conto di quanto l’isolamento forzato abbia contribuito a confermare questi cambiamenti. Esclusi i rapporti interpersonali convenzionali, il rifugio nei canali di comunicazione online non è stato soltanto necessario, ma anche profondamente spontaneo.
Se cambiano i media, chi li utilizza cambia prospettiva: l’identikit del consumatore di oggi, su cui le strategie di web marketing hanno progressivamente imparato a basarsi, vede un soggetto avvezzo al tempo trascorso in rete. Si controllano gli aggiornamenti degli amici su Facebook, si ammazza il tempo dando un’occhiata a Instagram, si cura la propria immagine professionale su LinkedIn e ultimamente ci si fa anche un paio di risate su TikTok. Magari, infine, si cerca su Google per acquistare i prodotti più interessanti visti su questi social, dopo averne verificato le recensioni.
Il web marketing parla a questo nuovo consumatore, non per invadere i suoi spazi di svago, ma per attirare la sua attenzione con una proposta a cui, a monte, è molto probabile che sia interessato. Lo scopo è proprio quello del “giovane Google”, cioè trovare risposte alle domande dell’utente, sottoporre a quest’ultimo la possibilità di acquistare, riservare o saperne di più su ciò su cui si era informato, a cui era interessato, con un’offerta che potrebbe tornargli comoda. Un’offerta che... potrà rifiutare (anche se è molto probabile che non lo faccia, proprio come l’avesse proposta Don Corleone).
Tante regole sono state scritte, altrettante devono ancora essere redatte. Il web marketing è un terreno impervio e complesso ma affascinante, in cui, ad oggi, senza un’adeguata formazione ed esperienza pratica, è quasi impossibile avventurarsi per conto proprio, senza buttare soldi al vento.
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Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.