Le piattaforme imitano video brevi e diffusione dei contenuti dell’app cinese: perché avviene, che conseguenze può avere
È risaputo praticamente da tutti: TikTok, l’app cinese spopola ormai non solo tra i più giovani, e ha ormai raggiunto numeri da record, posizionandosi al terzo posto tra i social network più utilizzati dopo Instagram e Facebook. Nonostante il suo attuale vantaggio sul media asiatico, il gruppo americano Meta non ha saputo resistere al fascino del formato mini-video lanciato da TikTok, che è stato trasportato prima su Instagram e poi su Facebook con il nome di Reels.
Adesso, su queste piattaforme “storiche”, ogni reel è più invitante e semplice da raggiungere rispetto ai post e alle storie. Come su TikTok, infatti, i reels permettono di rendere più facilmente “virali” vari tipi di contenuti, tra cui gli audio, che possono essere utilizzati in modo esclusivo o insieme a video, foto e altre tracce registrate da smartphone, spesso fornendo al prodotto finale un boost, quanto a diffusione.
Non solo Meta ha deciso di copiarli…
Multimedialità, intrattenimento e una bella manciata di immediatezza: questa è la ricetta del successo di TikTok, che non ha lasciato indifferente nemmeno Google. Perfino YouTube, infatti, sta sperimentando una nuova funzionalità: quella degli Shorts, piccoli filmati che possono durare tra i 15 e i 60 secondi, e spingono l’utente del noto motore di ricerca video a trascorrere – spesso poco consapevolmente, in una sezione dedicata o ‘intromettendosi’ tra i classici risultati e suggerimenti – molto più tempo sulla piattaforma.
Altre “vittime”? Il formato dei video brevi è sbarcato addirittura su Pinterest, in cui notoriamente era possibile trovare quasi solo contenuti sotto forma di immagini. Ci è possibile, oggi, creare e consultare dei Pin multimediali (le Pin Idea) che arrivino al massimo a 60 secondi. Nella sezione Sfoglia, ad esempio, possiamo trovare una panoramica dei pin di altri account, mentre la sezione Guarda ci permette di visualizzare ogni pin a schermo intero e di scorrere per scoprire gli altri, esattamente come accade su TikTok. Le Pin Idea sono un formato a metà strada tra le Stories e i Reels.
Nemmeno Snapchat, ancora molto diffuso nel continente americano, ha nascosto il proprio interesse verso il formato ‘video brevi’, oggi fruibile mediante la nuova sezione Spotlight. Il CEO di Snap (azienda fondatrice di Snapchat), Evan Spiegel, già nel febbraio 2022, nonostante il “gran rifiuto” di molti anni fa, ha ribadito di avere le stesse idee di Zuckerberg: anche secondo lui, la possibilità di scrollare in verticale i contenuti video proposta da TikTok è sicuramente un’arma vincente, e rappresenta il futuro dei social media…
…ma non è tutto oro ciò che luccica
Come fanno i Reels e i video di TikTok a diffondersi velocemente, intrattenere e diventare più “facilmente” virali?
Come ha esaminato accuratamente il noto esperto di internet marketing Vincenzo Cosenza, l’algoritmo di raccomandazione e distribuzione dei contenuti su cui si basa il colosso asiatico -spesso definito comunista, in ragione della sua idea centrale – al contrario delle piattaforme che hanno finora spopolato, che fondavano tutto sui legami tra interessi, forza ed estensione delle reti, permette di dare visibilità non solo ai contenuti di creator con un ampio seguito, ma anche a coloro che tutti questi follower non li hanno.
TikTok ha invece affermato di essere attento alla serendipity: non è raro, infatti, che nella sezione Per te appaiano contenuti non esattamente in linea con le nostre preferenze, per dare ai creator l’opportunità di farsi conoscere, e agli utenti di scoprire qualcosa di nuovo, che non conoscevano e che potrebbe potenzialmente piacergli, facendogli conoscere gusti nuovi. In realtà, accanto all’ideale egualitario, si nasconde, ovviamente, un interesse: l’app ci propone un contenuto nuovo, nel flusso di quelli che ci trattengono maggiormente davanti allo schermo, perché così garantisce una diffusione sempre percepita come vasta ai creator, in proporzione alla loro grandezza – incentivandoli a produrre e a investire, al contrario di quanto avviene spesso ormai su Instagram e Facebook -, senza però disturbare troppo una dinamica di fruizione che si configura, per sua natura, come estremamente rapida.
Se poi quel video “nuovo” dovesse essere di gradimento di un tipo specifico di utenti, la distribuzione aumenterà sia in base agli interessi che in base alle correlazioni createsi tra interessi diversi, aumentando ulteriormente il numero di account raggiunti. Monitorare l’apprezzamento nei confronti di contenuti, così come avviene per le altre piattaforme social, permette a TikTok di tenere il fruitore incollato allo schermo, di conoscerlo, di farlo diventare interessante per gli inserzionisti pubblicitari.
I rischi della tiktokizzazione dei social: l’informazione è in pericolo?
Come si può ben immaginare, a questo punto, se si utilizzano formati come Reels, Shorts e TikTok, per diffondere l’informazione, non si rischia solo di risultare superficiali (come condividere il sapere specialistico – ad es. quello medico – in 60 secondi?), ma anche di raggiungere qualunque tipo di utente, anche non particolarmente interessato a consultare notizie su una piattaforma di intrattenimento, né legato a fake news e gruppi estremistici, con fatti non verificati e/o realizzati a scopi puramente propagandistici.
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