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Ipnotici e ammalianti Scratches

Sarah-Maria Bürgin narra la genesi di “Before Beyond” (Czar Of Crickets), il secondo disco della sua band, gli Scratches
Ipnotici e ammalianti Scratches
Foto NICHOLAS WINTER
Da sinistra Marco Nenniger, Sandro Corbat, Sarah-Maria Bürgin, Jonas Prina.
Ipnotici e ammalianti Scratches
Sarah-Maria Bürgin narra la genesi di “Before Beyond” (Czar Of Crickets), il secondo disco della sua band, gli Scratches
BASILEA - Nel 2014, negli istanti in cui Sarah-Maria Bürgin (voce) e Sandro Corbat (chitarra) avevano da poco portato a termine il processo compositivo dei brani successivamente raccolti in “Fade” (Czar Of Crickets, 2014), l’al...

BASILEA - Nel 2014, negli istanti in cui Sarah-Maria Bürgin (voce) e Sandro Corbat (chitarra) avevano da poco portato a termine il processo compositivo dei brani successivamente raccolti in “Fade” (Czar Of Crickets, 2014), l’album di esordio, i due coinvolgono in studio di registrazione, e reclutano nelle fila della line-up, coloro che, inizialmente, avrebbero dovuto affiancarli soltanto sul palco: Marco Nenniger (basso) e Jonas Prina (batteria).

E oggi, a tre anni da quelle undici tracce - di ottima fattura, peraltro - della prima produzione, il combo dà alla luce il secondo disco, “Before Beyond”, forgiando dieci composizioni ammalianti, ipnotiche, dove recupera la matrice blues/alt-folk oriented, elaborandola in territori più cupi, decadenti, mistici...

Sarah, raccontami il processo di lavorazione del disco…

«A settembre 2015 abbiamo avuto l’opportunità di soggiornare per due settimane tra le mura del Castello di Tornow, a Fürstenberg, nel Brandeburgo, trasformando la sala da ballo del maniero in un locale prove. L’embrione dell’album ha preso forma in quegli istanti...».

Cosa vuoi dirmi del titolo, “Before Beyond”?

«La perdita, o il concetto di lasciare andare qualcuno per sempre, sta alla base di ogni brano: il titolo riassume, secondo me, quel senso vuoto, quel senso di vuoto che ci avvolge per un tempo, indefinito, prima che arrivi qualcosa di nuovo a riempire la nostra esistenza…».

Per le registrazioni siete tornati al castello?

«Inizialmente era nei nostri piani: l’idea era quella di registrare una manciata di brani per un ep, ma, alla fine, abbiamo scelto di dare alla luce un intero album, affidando le registrazioni a Timo Keller (Hanreti), all’interno dello Studio Vom Dach di Lucerna, così come a Jonas (Prina) nel suo Tonatelier Ziegelei di Basilea. Il missaggio e la masterizzazione sono stati curati da Darren Hayne, che con noi ha co-prodotto il disco…».

All’interno dell’album scorre, nitida, l’impronta “caviana”...

«Nick Cave è il mio punto di riferimento. Il mio punto di riferimento assoluto, oserei dire…».

Info: scratches.ch

 

 

 

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