La spiegazione di Dean Schneider che smonta una polemica sulla sua integrità pubblicata dai tabloid britannici
JOHANNESBURG - Ex-operatore finanziario a Zurigo e trapiantato in Sudafrica, Dean Schneider - appassionato di leoni e responsabile di una riserva/rifugio per grandi predatori - è finito nel mirino della polemica a causa di un suo video social girato lo scorso settembre.
In questo, lo si vede agitare un pugno in direzione di una giovane leonessa, rea di avergli graffiato la testa durante una sessione di coccole.
A far scattare un piccolo pandemonio mediatico, un "soffiata" - che soffiata non era perché il video in questione è ancora su Instagram - a un tabloid britannico da parte di una fondazione animalista. Da lì, la notizia ha iniziato a fare il giro del web, ritornando fuori in concomitanza con il botto della serie Netflix “Tiger King”.
Insomma, anche il “Lion King” elvetico è un maltrattatore di grandi felini? Assolutamente no, secondo lui che ci ha tenuto a spiegare bene l'accaduto sempre via Instagram, dove ha circa 7 milioni di followers: «Se sono con i leoni devo comportarmi come loro, devo essere in grado di farmi capire», spiega Schneider, «come comunicano? Combattendo, per finta e senza gli artigli, per stabilire la dominanza».
Ed è questo che lui avrebbe fatto quando la "miciona" Nyla lo ha graffiato: «Per farle capire che non poteva farlo ho dovuto colpirla sulla zampa con il mio pugno, pensate davvero che possa farle del male? Avete mai visto com'è la zampa di un leone? Loro se lo fanno costantemente»
E la polemica, per Schneider non è un problema: «È colpa mia, quando ho postato il video e non ho spiegato per bene cosa c'era dietro e perché».