Sono iniziate le riprese del nuovo film di Vittorio Rifranti, prodotto e interpretato da Daniele Marcheggiani.
È il nuovo progetto della svizzera Independent Movie Productions, che l'anno scorso ha realizzato "Tracce di follia".
LUGANO - Qualche giorno fa sono iniziate, tra il lago di Lugano e Milano, le riprese di "Ferite", il terzo film alla regia di Vittorio Rifranti. Si tratta di un thriller prodotto dalla svizzera Independent Movie Productions di Lugano, in co-produzione con Cactus Production e LimeLine. Il protagonista è l'attore italo-svizzero Daniele Marcheggiani, che ricopre anche il ruolo di produttore. Al suo fianco troveremo Camilla Tedeschi, figlia d'arte (suo padre è il celebre Corrado Tedeschi, volto notissimo della tv italiana).
Dopo questa prima tranche di riprese ci sarà una breve pausa, quindi una ripresa della lavorazione a settembre. Abbiamo quindi chiesto a Marcheggiani di spiegarci un po' di cosa parla il suo nuovo film.
Che personaggio è Emanuele, il protagonista del film?
«Emanuele è un regista teatrale affermato che vive in una grande casa e che nasconde un segreto in una delle stanze. Ha sempre vissuto da solo trovando nel lavoro le sue soddisfazioni, mentre la sua vita privata è rimasta nell’ombra. Attratto da giovani donne, ne ha avute molte nella sua vita, ma ne ha amate davvero poche e a queste poche, dedica un culto costante e misterioso. Quando incontra Irene, l’attrice che ha scelto per il suo spettacolo, la sua parte più segreta e quella pubblica si sovrapporranno e la vita di Emanuele cambierà inesorabilmente. Perché forse è vero che ogni uomo uccide ciò che ama...».
Hai capito subito che questa era una sceneggiatura che avresti voluto produrre?
«Sì. Quando il regista Vittorio Rifranti me l’ha proposta, mi è piaciuta subito e ho capito che si sarebbe trasformata in un’opera di grande livello».
Cosa dobbiamo attenderci da "Ferite"?
«È un film d’autore molto curato e originale, che racconta i misteri di un uomo che ha amato molto, raccontandolo con una sapiente ed efficace regia e con un finale spiazzante».
La sfida maggiore è quella che affronti davanti oppure dietro la macchina da presa?
«Sono due sfide diverse, ma entrambe difficili, impegnative e gratificanti. La produzione di un film ti impegna per un anno intero tra pre-produzione, produzione e post-produzione, con il
coinvolgimento di circa 80 persone. Sicuramente, essere davanti alla camera è molto più entusiasmante, ma non è affatto facile, anzi è molto impegnativo sia per la preparazione del personaggio nei mesi precedenti, sia nei 25-30 giorno di riprese dove sei al centro dell’attenzione, ma devi rimanere concentrato e non “uscire dal personaggio”».
Cosa puoi dirci di Camilla Tedeschi?
«Camilla è un’attrice fantastica ed è perfetta per interpretare Irene, la protagonista del film. Fin dal primo incontro ai casting con lei si è creato il giusto feeling. Il suo ruolo non è facile, perché Irene si trova ad affrontare una situazione difficile nel film, e anche la differenza di età con il protagonista (sospira, ndr) non l’aiuta. Mi trovo benissimo con lei ed è una ragazza molto sensibile, umile e solare, sicuramente ci divertiremo molto sul set di “Ferite”».
Com'è stata l'atmosfera sul set in questi primi giorni di riprese?
«Bellissima. Molti di noi già si conoscono, c’è molto entusiasmo, voglia di far bene. Credo che creare la giusta atmosfera sul set sia importantissimo sia per gli attori che per tutta la troupe. Ci si diverte molto, si ride, si scherza, ma quando c’è da lavorare ognuno fa la sua parte in modo professionale. Dopo due mesi, si diventa come una grande famiglia».
L'anno scorso c'è stato "Tracce di follia", che in autunno uscirà nei cinema italiani: dobbiamo aspettarci la stessa girandola di colpi di scena anche in "Ferite"?
«Sono due film diversi: “Ferite” è un noir psicologico molto sottile nel quale i due personaggi principali, Emanuele e Irene, nascondono ombre e misteri nel loro passato che si scoprono
nel corso della storia».
Cosa ti ha lasciato l'esperienza del vostro primo lungometraggio?
«Tanta soddisfazione. Come attore interpretare un personaggio come il protagonista James, è stata un’esperienza incredibile che mi ha dato tanto. Come produttore, già l’essere riusciti a girare il primo lungometraggio in piena pandemia e terminarlo è un grande traguardo e sono sicuro che ci darà ancora tante soddisfazioni anche nel suo percorso ai festival e nella distribuzione».
Quali sono le maggiori difficoltà che sperimenta una casa di produzione indipendente in questi mesi di pandemia?
«Diciamo che da una parte ci ha creato delle difficoltà, come la ricerca di location (tutto chiuso), i tempi di realizzazione che si allungano, misure anti Covid sul set (mascherine, distanze, eccetera), ma dall’altra, essendo le grandi produzioni quasi ferme, molti professionisti del settore si sono messi a disposizione per realizzare il nostro film e per noi è stato un vantaggio».