Il rapper italiano torna a calcare le scene ticinesi, onorandole con l'inizio del suo nuovo tour, al Blu Martini Club
SAVOSA - Controverso e sincero, torna sui palchi ticinesi il rapper italiano Vacca. Fermo da due anni, il 43enne inizierà il suo nuovo tour al Blu Martini Club di Lugano, il 21 ottobre. Per l'occasione, Tio/20Minuti lo ha intervistato.
Nel 2022 sei ancora un artista indipendente. Come mai?
«Ho avuto solo un'esperienza in passato con la EMI. Poi quando mi sono staccato da questa etichetta ho conosciuto Solo Bombe e siamo diventati indipendente al 100%. Ho la fortuna di avere tutti gli album miei, tranne uno. Quindi sono tutti soldi miei, tutti miei guadagni. La scelta è stata fatta da noi, arrivati a una certa, quando hai nome e tutto quanto e riesci a capire quali sono le dinamiche e le differenze, magari determinati soldi non li vedi tutti subito, ma nell’arco di un anno ne guadagni molti di più».
Ormai il tuo nome si spinge da solo...
«I nomi non si spingono mai da soli, a meno che non muori. Io sono sempre stato uno che lavora tanto, difficilmente mi distraggo con altre cose. Uno deve continuare a mantenere il proprio posto, non può basarsi su un album grosso o dei singoli grossi che ha fatto in passato. La gente vuole musica nuova, vuole vedere un artista crescere di livello. Non credo a chi si siede, per forza di cose viene dimenticato. Se ti fermi un anno i ragazzini che arrivano non sanno chi sei».
Parlando del tuo nuovo album "Barroso", si può dire che è un ritorno alla Sardegna?
«Barroso è una parola sarda che non ha un corrispettivo in italiano. È un po' come dare dell'arrogante a qualcuno, ma per noi sardi è più una nostra caratteristica. Indica uno sicuro di sé, un testardo, uno che riconosce il proprio potenziale e che non ha timore a tirarlo fuori. Io l'ho utilizzata nel suo senso positivo, una cosa da sardo fiero».
Come descriveresti il nuovo album a qualcuno che ancora non lo ha ascoltato?
«È un insieme di tante tipologie di rap. È un disco che a differenza dei prodotti di altri miei colleghi, non ha bisogno di essere raccontato. Voglio che sia l'ascoltatore a farsi la sua idea. Non ho neanche rilasciato singoli prima dell'uscita dell'album. Un po' perché ero spalle al muro per determinate cose, un po' perché ogni traccia ha suoni, contenuti e temi diversi. È un insieme di esperienze, di racconti, di messaggi. È pieno di citazioni e di barre».
Quali temi vengono affrontati?
«È un album pieno. È un disco motivazionale, perché racconta di sbattimenti, di successi, di sconfitte personali. Parlo di cose che mi appartengono».
Stai per arrivare in Ticino, ma non è la prima volta...
«La prima esperienza che ho avuto sul palco in Ticino è stata al Centro Sociale di Lugano (ex Macello, ndr.). Ero piccolissimo, avevo 16-17 anni. Poi il concerto che ho avuto in Svizzera è stato sempre a Lugano, al Metro, e poi a Bellinzona. Il tour inizia il 21 al Blu Martini di Lugano, ma abbiamo messo fuori solo le prime cinque date, poi ne aggiungeremo altre».