Auroro Borealo sarà in concerto sabato 20 aprile allo Studio Foce, e per lui è come tornare a casa
LUGANO - Auroro Borealo ama Lugano. Il cantautore e artista italiano ha un rapporto sincero e profondo con la città sulle rive del Ceresio, che ha ospitato più volte i suoi concerti e che lo accoglierà anche sabato 20 aprile per una tappa del suo Un Cucciolo di Anziano Tour.
È esagerato parlare di vero e proprio amore?
«No, possiamo dirlo tranquillamente. Ho scoperto una realtà bellissima e lo devo, come tantissimi altri artisti italiani, alla connessione con Mirko Bertuccioli, Zagor de I Camillas. È stato lui che mi ha introdotto alla realtà musicale del Buskers Festival (al quale ha partecipato nel 2019 e 2023, ndr). È stata una scoperta inaspettata, come del resto la Svizzera. Complici tante cose, per me Lugano è diventato veramente un pezzo di cuore, sia della famiglia Talento (la sua etichetta discografica, ndr) che per Auroro. Quindi ci torno in tutti i miei tour. Addirittura doveva essere una tappa della tournée europea che avevo messo in piedi nel 2020 - e che è stata bloccata per colpa della pandemia».
Sabato allo Studio Foce non ci sarà solo il tuo "classico" concerto...
«Faccio questo DJ set, che sto portando in giro per l'Italia e che ci dà molte soddisfazioni. Si chiama La Stupidera e propone le più grandi hit anni Novanta e Duemila, dalla dance al rock, al pop. Con in più ballerini assurdi, improbabili. Sono contento di portare a Lugano il pacchetto completo (ride, ndr)».
Nel corso della nostra ultima intervista, cinque anni fa, eravamo partiti dalla definizione di "miglior cantante stonato del mondo". Vale ancora oggi?
«Diciamo che non sono diventato bravissimo, ma nel frattempo in cinque anni ho imparato a gestire un po' meglio la mia voce. All'epoca era una gag, e vale ancora - anche se ho spostato la mia provocazione su alti aspetti. Ma, volente o nolente, sono un po' migliorato. L'esperienza è servita».
Il tuo ultimo singolo è "Giù dal pero", che hai pubblicato un paio di mesi fa insieme a Francesco Martelli. Com'è nato?
«Siamo entrambi della stessa etichetta e ci è stato proposto di fondare questo duo. L'anno scorso abbiamo mandato due brani alle selezioni del Festival di Sanremo. Naturalmente non siamo stati presi, altrimenti lo avreste saputo... Ma questo brano ci piaceva talmente tanto che abbiamo deciso di rilavorarlo e farlo uscire come singolo. Anche Elio (di Elio e le Storie Tese, ndr) si è innamorato del brano e ci ha aiutato nella sua diffusione».
Di cosa parla?
«L'idea è di Martelli, ed è molto semplice: parlare di quando vieni lasciato all'improvviso, dopo aver ignorato tutti i segnali. Quando accade sei obbligato a svegliarti, a "cadere giù dal pero". Questa cosa ti è utile: come dice la canzone, tutti diventano più belli e svegli in una situazione del genere. In qualche modo si rifiorisce - e non ne ha mai parlato nessuno».
Avete tentato "Una voce per San Marino": cosa ti è rimasto di quell'esperienza?
«È abbastanza allucinante, sembra di stare in una piccola realtà parallela, con i suoi pro e i suoi contro. A livello di logistica e organizzazione si vede che la manifestazione è giovane e si può migliorare. Non sono il primo a dirlo, ma spero di essere l'ultimo. È stata comunque un'esperienza incredibile, con artisti di tutto il mondo. Abbiamo sentito che fosse la cosa giusta da fare, sentivamo di essere tra i pochi artisti indipendenti a poterlo fare senza temere di sembrare fuori contesto. Anche se, devo ammettere, mi sarebbe piaciuto tantissimo poter mettere nel curriculum qualcosa come "quarto classificato a Una voce per San Marino"».
Immaginiamo una congiunzione astrale favorevole e la vittoria: Auroro Borealo e Martelli a Malmoe, come portabandiera di San Marino...
«Ci saremmo andati tipo armata Brancaleone, portando alta la bandiera della musica "strana". Stavamo già pensando di girare con delle guardie del corpo, ovvero i nostri ballerini, che sono un po' particolari, chiamiamoli pure brutti. Sono gli stessi che performeranno sabato a La Stupidera. Sono i Belli e Impossibili, un gruppo di spogliarellisti ironici».
Tipo i California Dream Men?
«Sì, ma brutti (ride, ndr)».
Avreste quindi puntato tutto su questa visione estetica?
«Saremmo stati quelli che non c'entravano niente, pur in un contesto come quello dell'Eurovision Song Contest che è del tutto sopra le righe. Ma sarebbe stato un messaggio in sintonia con lo spirito del tempo: accettati per quello che sei, va bene così. Per noi è una cosa naturale, lo facciamo da sempre».
Dato che siamo in argomento, usciamo un attimo dalla musica suonata e passiamo a un altro dei tuoi campi di attività. C'è qualcosa della musica del Canton Ticino (o più in generale della Svizzera, Lou Sern e "Swiss Boy" a parte) che meriterebbe una menzione in Orrore a 33 giri?
«Ero un grandissimo fan dei Vomitiors. Li amavo e ho avuto l'onore di aprire un loro concerto proprio a Lugano tantissimi anni fa, insieme a un gruppo punk nel quale suonavo all'epoca. Qui non parliamo di bruttezza, ma solo di culto. Menzione d'onore invece per l'apparizione di Lucio Battisti a "Musik & Gäste" della SRF. Leggendaria».
Idem per Libri Brutti: c'è qualcosa che arriva da questa terra che si potrebbe guadagnare l'accesso alla raccolta?
«In questo momento ho davanti a me un bellissimo libro che s'intitola "Pistole e revolver di ordinanza svizzere". Ma c'è anche "Il nostro fegato", fatto da un medico naturalista svizzero, che ti dice come gestirlo al meglio. Poi i libri comici di Yor Milano, che hanno dei titoli veramente forti».