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ITALIAOliviero Toscani è malato. «E non c'è cura. Vivere così non m'interessa»

28.08.24 - 08:05
Il celebre fotografo pensa alla Svizzera: per vedere una sua mostra a Zurigo «e poi magari proseguo il viaggio con Cappato»
IMAGO / ZUMA Press Wire
Fonte Corriere della Sera
Oliviero Toscani è malato. «E non c'è cura. Vivere così non m'interessa»
Il celebre fotografo pensa alla Svizzera: per vedere una sua mostra a Zurigo «e poi magari proseguo il viaggio con Cappato»

CASALE MARITTIMO - Oliviero Toscani è malato. Lo ha colpito l'amiloidosi, un accumulo di aggregati proteici anomali che si depositano in diversi tessuti del corpo, causando danni. «E si muore. Non c’è cura» ha spiegato il celebre fotografo, intervistato dal Corriere della Sera. «Fino al giorno prima di essere così, lavoravo come se avessi 30 anni. Poi una mattina mi sono svegliato e all’improvviso ne avevo 80». Le fotografie pubblicate dal quotidiano italiano lo mostrano quasi irriconoscibile, nella sua residenza in provincia di Pisa.

Toscani si è accorto che qualcosa non andava alla fine dell'estate 2023. «Mi sono svegliato con le gambe gonfie, ero in Val d’Orcia. Ho cominciato a fare fatica a camminare. All’ospedale mi hanno diagnosticato un problema al cuore». La data dell'intervento era già fissata, ma l'incontro con altri medici ha permesso di stabilire la reale patologia. Non è proprio vero che non esistono terapie: «È una cura sperimentale, faccio da cavia. A ottobre ho anche preso una polmonite virale e il Covid, mi hanno tirato per i capelli. Penso di essere stato anche morto, per qualche minuto: ricordo una cosa astratta di colori un po’ psichedelici. Quando sto male e ho la febbre riesco a immaginare cose fantastiche... In un anno ho perso 40 chili. Neppure il vino riesco più a bere: il sapore è alterato dai medicinali».

Toscani si trova a fare i conti con la fine e spiega di non aver paura di morire. «Basta che non faccia male. E poi ho vissuto troppo e troppo bene, sono viziatissimo. Non ho mai avuto un padrone, uno stipendio, sono sempre stato libero». Non ho più voglia di fotografare: «Mi sono liberato di tutto. È questa la bellezza». Se ha qualcosa di cui pentirsi, è «delle cose che non ho fatto, non di quelle che ho fatto. Potrei farmi incatenare, ma non perderei il senso di libertà. Ora sono come incatenato, ma sono libero di pensare come penso e di agire come penso dovrei».

Toscani vorrebbe essere lui a decidere come andarsene. I medici non hanno saputo dire quanto tempo gli resta, «certo che vivere così non mi interessa. Bisogna che chiami il mio amico Cappato, lo conosco da quando era un ragazzo. Ogni tanto mi vien voglia. Gliel’ho detto già una volta e lui mi ha chiesto se sono scemo» dice, a proposito del tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, più volte indagato in Italia per aver accompagnato in Svizzera persone che avevano scelto il suicidio assistito.

Già, la Svizzera, dove Toscani ha studiato da giovane e dove attualmente, al Museum für Gestaltung di Zurigo, c’è una sua mostra. «Ha battuto tutti i record: doveva finire a metà settembre e invece la prolungano fino alla fine dell’anno. Pensare che ci passavo davanti, quando ero studente, ammirando chi riusciva a esporre lì. E adesso ci sono io. Non sono ancora andato. Magari, quando torna, mi ci accompagna Ali. E poi magari proseguo il viaggio con Cappato. Farebbe molto ridere».

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