Prima prova da regista per il noto attore italiano, oggi a Castellinaria: «Uscire dal proprio guscio, per crescere e non accontentarsi mai».
BELLINZONA - Dalla piccola Vigevano alla grande Milano degli anni '60, in una maxi-azienda in cui - oltre alla «crescita» - il mantra assoluto è il calcio. Il giovane Walter, contabile rinchiuso nel suo (piccolo) mondo e analfabeta del pallone, si troverà suo malgrado a giocare in porta per la formazione degli scapoli che, ogni anno, si contende l'onore sul campo nell'ineluttabile match contro gli ammogliati.
Per imparare l'arte delle parate, e della vita, finirà per affidarsi nelle capaci (ma tribolate) mani di un portiere professionista finito in disgrazia. L'incontro sarà un'opportunità di crescita per entrambi.
È questo, riassunto in una manciata di righe, la trama di “Zamora” primo film che vede alla regia Neri Marcorè (che nel film interpreta proprio il maestro di calcio e di vita, Cavazzoni): «Il tema principale della pellicola», ci racconta lo stesso Neri, «è quello dell'inadeguatezza, del riuscire a rompere il guscio nel quale - a volte - ci infiliamo, anche per autodifesa. In questo senso ho preso spunto da certi aspetti del me adolescente, e penso che in diversi ci si ritroveranno».
Nella sua lunga carriera sul grande schermo, l'attore marchigiano ha lavorato con diverse icone del cinema italiano: «Non so se ho “preso” qualcosa da qualcuno di loro, la sensazione mia è stata quella di lavorare seguendo il mio estro: le scene a dire il vero le ho sempre avute ben chiare nella mia testa. Forse pensavo di inventare qualcosa di mio e nel frattempo avevo comunque un'influenza esterna di cui mi rendevo conto, chi può dirlo? C'è chi mi ha detto: “Ricorda Pupi Avati”, ma in realtà più che per i temi sarà stata per l'ambientazione vintage... Avati tra l'altro l'ha visto e mia ha fatto molti complimenti, mi ha detto: “È un film compiuto”, e questa è una gioia immensa considerando che lui è stato il mio primo grande maestro...».
Ma come si fa a trasportarsi nel passato, reinventando una Milano così lontana nel tempo? «Allora, il film è ambientato tra il 1965 e il 1966 anno in cui io sono nato. Non posso dire di aver vissuto quegli anni, però ci sono i racconti dei miei genitori - che hanno vissuto l'ottimismo e il fremere di quegli anni del boom- e dei nonni, che invece erano più adulti. Senza contare poi tutta la musica e i film di quegli anni che ci hanno accompagnato nelle decadi successive», ci spiega.
«La resa di quella Milano è stato uno sforzo collettivo incredibile, fra scenografia, costumi e fotografia. Uno dei complimenti che il film ha ricevuto - e che “giro” volentieri al resto dei reparti che ci hanno lavorato - è che non sembra un film ambientato negli anni sessanta, ma un film girato negli anni sessanta. Quindi, mi piacerebbe dire che è stato difficile ma la realtà è che stato tutto molto in discesa, estremamente naturale, mi sembra quasi un miracolo. E penso che questa “facilità” nel film si veda», aggiunge.
Cavazzoni, maestro di pallone e di vita anche scomoda, è un (a)tipico insegnante da film. A differenza di Miyagi o Yoda lui però è zeppo di difetti, perché anche quelli sono importanti: «Decisamente sì, anche perché le persone perfette non sono solo insopportabili. L'imperfezione fa parte della vita e il riscatto dai propri sbagli (facendone poi tesoro) fa parte della crescita. Altra cosa importante, non bisogna mai farsi andare tutto bene, cullarsi sugli allori, perché tutto è transitorio e quello che ci nutre e ci dà una felicità, una sicurezza, momentanea non potrà sostenerci in eterno se non ci mettiamo in gioco. Walter e Cavazzoni sono l'uno lo specchio dell'altro, due rivalse diverse che permettono a entrambi di tirare fuori il meglio».
Film storico e storia di formazione, ma “Zamora” è anche una commedia con diversi momenti che strappano diverse sghignazzate anche a un cast di comprimari davvero azzeccato: «Non volevo fare un film comico, ma con quegli elementi di commedia in grado di generare leggerezza e con il quale si potesse ridere. La comicità che ho scelto, alla fine, è un po' la mia fatta soprattutto di situazioni. A mettere la palla in goal, se mi concedete la metafora calcistica, aiutano senz'altro attori con una forte vis comica: Giovanni (Storti) che ha un ruolo fondamentale (è il boss dell'azienda “impallinato” di Inter e calcio, ndr.) ma anche i cammei di Giacomo (Poretti, sempre di Aldo, Giovanni e Giacomo), Ale e Franz e Giovanni Esposito solo per fare alcuni nomi. Delle prove che impreziosiscono il lavoro di un cast centrale, fatto di attori davvero strepitosi e per i quali nutro la massima stima».
“Zamora” verrà proiettato questo venerdì sera al Mercato Coperto di Giubiasco (ore 20:30) in presenza di Neri Marcorè. Per info e biglietti, rimandiamo al sito di Castellinaria.
L'intervista completa fatta questo venerdì mattina a Castellinaria è visionabile sul canale YouTube di Ticinonline, cliccando qui.
Neri Marcorè tornerà in Ticino nel 2025 con “La Buona Novella” che sarà il 18 febbraio al Cinema Teatro di Chiasso e due giorni al Teatro Sociale di Bellinzona, il 19 e il 20 febbraio.