L'uomo non impara mai dagli errori del passato: è la morale che si può trarre dal nuovo brano di Marco Santilli Rossi
LUGANO - "Essere o umano" è il nuovo singolo di Marco Santilli Rossi. Un brano nel quale il cantautore ticinese immagina un cane che ammonisce il proprio padrone, incapace di vivere il presente, responsabile di distruggere il pianeta e colpevole di non avere imparato dalla sua storia. Temi sempre attuali, che Santilli Rossi tratta con la consueta vena di (auto)ironia.
Sostieni che l'uomo non impara mai dagli errori del passato: sarà così anche questa volta, quando finalmente la pandemia sarà un ricordo?
«Purtroppo credo di sì. Oltre all’emergenza del coronavirus c’è quella climatica, che potrebbe portare al disastro. Vedo però poco spirito di sacrificio e volontà di rinunciare a cose futili e superflue a cui siamo abituati. I concetti di "Essere o umano" non sono mai ripetuti abbastanza».
Credi che il mondo animale conservi una dignità che l'uomo ha perso?
«L’animale è più istintivo: se attacca è per difendersi o perché ha fame. Mediamente è più fedele e rispettoso, a patto che giustamente lo si lasci in pace e non si invada il suo territorio. Il valore di una persona va misurato pure da come tratta chi è più indifeso. Inoltre l’animale non delude, mentre l’uomo... Almeno uno, in media, sa deludermi quasi quotidianamente (ride, ndr)».
Testo ironico e musica solare: punti al tormentone estivo?
«No, non sono un calcolatore: altrimenti farei tutt’altra musica, secondo certi “canoni” imposti dal cosiddetto mercato e dalle playlist... Preferisco quell’autenticità artistica che è sinonimo di dignità professionale. Un tormentone deve rientrare in meccanismi (decisi da altri) che non interessano a chi vive una passione a 360°. Semplicemente è un brano in la maggiore, tonalità molto “chiara” per uno come me che predilige il minore. La timbrica mi sembrava quindi in sintonia con una luce estiva. Non è stato comunque facile scrivere un ritornello semplice!».
Come è nata la collaborazione (immagino a distanza) con i vari musicisti?
«Con il produttore Urs Wiesendanger (presente con piano, tastiere e cori) collaboro da anni ai Powerplay Studios di Maur (ZH). Trovo le sue produzioni impeccabili per cura e scelta dei suoni. Claudio Cervino, feticista delle sonorità e dall’elegante fraseggio, ha suonato già tutte le chitarre nelle mie produzioni Art pop. Ho avuto inoltre la fortuna di avere al basso Mario Guarini da Roma, uno dei più preparati e versatili in circolazione e dalle importanti collaborazioni (Baglioni, Paoli, Berté, Bersani…). Alla batteria Chris Brush di Nashville, una raffinata forza della natura».
Mi hai svelato che uno dei prossimi single avrà un testo in latino: come mai?
«Intanto posso solo anticipare che per la prima volta un testo preesistente ha scelto la mia musica. Ascolteremo questo connubio appena avremo una luce autunnale, poiché stavolta saranno timbri meno “chiari” ad aspettarci al varco (ride, ndr)».