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Il ritorno alle origini dei Dreamshade si chiama “A Pale Blue Dot”

CANTONEIl ritorno alle origini dei Dreamshade si chiama “A Pale Blue Dot”

05.03.21 - 06:30
Nel nuovo disco la band luganese risfodera quel sound che li ha resi famosi nel mondo in 14 brani davvero esplosivi
Dixon Jong/Kyrhian Balmelli
Il ritorno alle origini dei Dreamshade si chiama “A Pale Blue Dot”
Nel nuovo disco la band luganese risfodera quel sound che li ha resi famosi nel mondo in 14 brani davvero esplosivi

LUGANO - «La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora. Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto».

Così l’astronomo Carl Sagan, nel suo celeberrimo libro “Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space”, descrive la fotografia nota appunto come “Pale Blue Dot” che fu scattata nella prima metà del 1990 dalla sonda Voyager 1.

Oggi sono i Dreamshade - Fernando 'Fella' Di Cicco (chitarre e voci), Gian-Andrea 'Gian' Costa (basso, tastiere, programmazione), Kevin Calì (voce), Francesco 'Fry' Ferrini (batteria) e Luca Magri (chitarre) - a riprendere quel titolo (e i relativi concetti) nel loro nuovo album.

Ne abbiamo parlato proprio con il frontman Kevin Calì.

Citare Carl Sagan nel titolo sembra una dichiarazione programmatica...

Bene o male sì, anche se devo dire che il titolo - e il collegamento - sono venuti dopo. Prima abbiamo scritto i brani e i testi, poi ci siamo messi a cercare un concept che potesse riunire il tutto e così è saltato fuori Sagan.

Ci è piaciuta questa cosa della futilità insignificante di quel pallino blu sperduto nell'oscurità che per noi è un tutto e un'immensità.

Vuoi spiegarci il significato dell’immagine di copertina?

Stavamo cercando qualcosa che potesse chiudere un po' il cerchio, seguendo il filo conduttore di cui parlavamo prima.

Alla fine è saltato fuori questo artista malese Dixon Jong, davvero bravissimo, che fa lavori a tema spaziale ma con un taglio tutto particolare.

Ci siamo subito innamorato delle sue opere, gli abbiamo scritto e lui ha accettato, nel booklet del disco poi vedrete come continua la storia dell'astronauta della copertina...

Come sono stati accolti i singoli che hanno preceduto l’album?

Molto, molto bene, i pareri sono davvero positivi e i singoli di lancio sono finiti in diverse playlist molto importanti di Spotify, e questa è una grande soddisfazione!

Una delle ragioni è probabilmente il fatto che siamo tornati con un tipo di sound che i nostri fan hanno subito riconosciuto.

In questo di sicuro ha contribuito la possibilità di tornare a collaborare con il produttore danese Jacob Hansen. Lui riesce a valorizzare i nostri pezzi e dargli una "botta" in più!

E devo anche dire che, questa volta, il lavoro sui pezzi è stato molto più spontaneo e naturale, e anche questo di sicuro "passa" agli ascoltatori.

Quanto ha influito la pandemia su questo album?

Il nostro modo di comporre in sé non è cambiato tanto, siamo sempre stati abituati a lavorare singolarmente a casa e trovarci ogni tanto, per provare o discutere.

Se da una parte è stato più o meno come sempre, dall'altra quello che è venuto meno è stato di sicuro il contatto umano e il trovarsi fra di noi.

Ci è mancato anche molto il fatto di non poter andare assieme in Danimarca a finire la lavorazione del disco... Tutte cose che ci avrebbero fatto molto piacere.

In attesa della ripresa dei live, come promuoverete il disco?

Devo dire che i canali social ci stanno aiutando parecchio in questo momento, con una fanbase mondiale come la nostra è importante però gestirli al meglio, tenendo in considerazione i diversi fusi orari, eccetera. Per fortuna nella band abbiamo chi li sa usare davvero bene (ride).

Abbiamo iniziato anche a fare dei podcast, che funzionano e tengono alta l'attesa per l'uscita del disco. Stiamo valutando la possibiltà di fare un live in streaming che poi si potrà anche scaricare.

Ogni album è un po' l'occasione per fare il bilancio del proprio percorso, qual è il vostro?

In realtà non c'è stato un momento di presa di coscienza (ride), perché... non ci siamo mai fermati a riflettere!

In questo momento c'è davvero una bellla vibrazione all'interno della band, l'arrivo di Francesco (il batterista, ndr.) ha dato una ventata d'aria fresca e una gran voglia di fare. Stiamo già scrivendo roba nuova, e andando a tutto gas! 

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