Una canzone "sospetta" non parla della recente rottura con Sofía, assicura. E sull'unica data svizzera del tour...
ZURIGO - Dopo un anno di pausa dalle scene e senza nuove uscite («Ero un po' stanco», aveva ammesso candidamente), Álvaro Soler si era rifatto vivo in marzo con un nuovo singolo e aveva annunciato l'imminente arrivo di un album, il terzo dopo "Eterno agosto" e "Mar de Colores". Da oggi, il suo nuovo lavoro è infine disponibile: "Magia", 13 tracce che vanno dai pezzi estivi ballabili per i quali il 30enne spagnolo-tedesco è più noto, a canzoni più introspettive.
A poco più di tre mesi dalla rottura con quella Sofía (Ellar, anche lei cantante) con cui stava da cinque anni e che è stata la musa dell'omonimo singolo che, nel 2016, lo ha lanciato, Álvaro assicura di stare bene («È stata un buona scelta per entrambi»). A tio/20 minuti, l'interprete di "El mismo sol" si dice anzi «molto contento» per i mille impegni che lo attendono.
Álvaro, sei riuscito a trovare la “Magia” anche in un anno, il 2020, che da moltissimi sarà piuttosto ricordato per le restrizioni e le difficoltà. L’ottimismo e la gioia di vivere non ti abbandonano proprio mai?
«Sì, ovviamente a volte abbandonano anche me. Anzi, spesso. Tuttavia, in questi anni la musica, il mio lavoro, è diventata un aiuto nei momenti più difficili. Quest’anno più che mai ho quindi pensato di dover uscire con una canzone di speranza che desse gioia alla gente. Anche perché la gente me lo chiedeva. Su Instagram mi scrivevano e mi dicevano “Álvaro, perché nel 2020 non hai ancora fatto uscire nessun singolo? Che fine hai fatto?”. E io rispondevo di portare un po’ di pazienza perché, nel 2021, sarebbe uscita tanta musica. E questo è proprio quello che sta succedendo: prima dell’uscita dell’album ho fatto quattro singoli ("Magia", "Si Te Vas", "Mañana" e "Alma De Luz". Domani (oggi, ndr) esce l’album, “Magia”, con tredici canzoni e altre ne arriveranno. Entro la fine dell’anno vedrete anche varie collaborazioni molto fighe che ho un sacco di voglia di far ascoltare».
Vuoi darci qualche anticipazione?
«Vorrei, ma non posso!».
Quando è uscito il singolo “Magia” hai detto di avere ballato sempre mentre la componevi. Nell’album, però, ci sono anche canzoni meno allegre. Quali sono state quelle più difficile da comporre e suonare, per te?
«I miei album sono sempre un mix di canzoni più positive, da ballare, perché è molto importante che la musica si balli, e canzoni solo da ascoltare stando tranquilli e da godere in un’altra maniera. Il pezzo più difficile è forse stato “En Tu Piel”, ma è anche il mio preferito perché è una canzone che inizia con degli accordi un po’ più da flamenco, che ho creato durante il confinamento, quando ero a casa e giocavo un sacco con la chitarra, scoprendo nuovi modi di suonarli. È su quella base che ho cominciato a scrivere la canzone, che è stata cambiata un sacco di volte. Quando era quasi pronta c’era ancora una parte che non mi convinceva, che poteva essere migliorata, e così l’ho cambiata due settimana prima di fare il mastering, all’ultimo minuto. Questo mi ha dato grande soddisfazione: avere la sensazione di avercela fatta nonostante le difficoltà».
Dobbiamo considerare “Si Te Vas”, l'ultimo singolo che hai pubblicato, come l'epilogo della storia che hai raccontato cinque anni fa in “Sofía”?
«È buffo perché “Si Te Vas” l’ho scritta tre anni fa, ma, effettivamente, potrebbe sembrare che sia stata scritta un paio di mesi fa (ride, ndr). È curioso che sia uscito con quella canzone in un momento un po’ più difficile a livello personale e del resto mi aspettavo che la gente vedesse “Si Te Vas” come un racconto di quanto ho recentemente vissuto. Forse in qualche modo lo è comunque. A volte le cose accadono così: i pezzi tornano al loro posto in una sorta di puzzle perfetto».
Posso chiederti, a distanza di qualche mese da questa scelta importante che avete fatto tu e Sofía quest’anno, come stai?
«Io sto bene, sto bene. Sì sì. Sono molto contento per tutto quello che sta succedendo. Penso sia stata una buona scelta per entrambi».
Vuoi parlarci un po’ di “Alma De Luz” (l'ultima canzone dell'album, ndr)? È un pezzo molto diverso da quelli per i quali sei più conosciuto...
«“Alma De Luz” è una canzone che mi piace molto perché parla dell'incontro con altre culture. Io sono cresciuto tra Giappone, Spagna e Germania e so che in ogni Paese ci sono cliché e discriminazioni. Soprattutto stando a Barcellona negli anni dell'università mi è capitato anche d'incontrare persone molto chiuse, gente che ha paura di quello che non conosce. Io, al contrario, sono uno che ha sempre sostenuto il fatto di essere curiosi e d'imparare dalle altre culture. “Alma De Luz” parla di questo. Di gente chiusa, che mi dà molto fastidio. C’è una frase che dice “Que pena, que pena, si no te conozco miedo me das”: "Peccato, peccato, se non ti conosco paura mi fai"). “Cual es la tu bandera”, "Qual è la tua bandiera", continua, ma in realtà il concetto è "Chi se ne frega delle bandiere". È l’ultima canzone dell'album e per me è la giusta chiusa».
Per il tour di “Magia” hai moltissime date in Germania e solo una in Svizzera (a Zurigo, il 4 marzo 2022, ndr). Ti stiamo antipatici?
«No (ride, ndr). Certo che no. Dicono lo stesso anche gli italiani e gli spagnoli perché abbiamo solo due date in Italia e due in Spagna. Ha molto a che fare con la nostra organizzazione, che è basata in Germania. Comunque è così solo da qualche anno. Prima non suonavo quasi in Germania, ma adesso sono lì per "The Voice Kids". Gli impegni in TV che ho avuto lì recentemente hanno dato una grossa spinta alla Germania. Io però ho suonato tante volte in Svizzera e mi piace come posto, è fantastico. Bisogna poi ricordare che normalmente d’estate faccio un sacco di festival in Svizzera. Non sentitevi svantaggiati rispetto agli altri, insomma!».
A proposito di The Voice Kids e gli altri tuoi progetti televisivi in Germania. Quando ti vedremo di nuovo sulla tv italiana?
«Non lo so ancora. È molto difficile fare tutto allo stesso tempo. Se fai un programma in Germania e uno in Italia allo stesso tempo hai già riempito tutto l’anno. Non rimane molto tempo per fare musica, che è il mio interesse e la mia priorità numero uno».