In arrivo a Bellinzona il 24 luglio, l'ex 883 racconta la noia degli ultimi mesi. E l'attesa di "qualcosa di nuovo"
BELLINZONA - Max Pezzali non è di quelli che hanno «riscoperto qualcosa» grazie al Covid. Affetti, passioni, relax. «Niente, zero assoluto». Ha trascorso il lockdown a due passi dal Ticino - nel senso del fiume - a guardare scorrere l'acqua: la stessa che hanno visto scorrere i ticinesi per mesi, ma qualche centinaio di chilometri più a sud. E anche lui si è annoiato «tantissimo».
L'ex cantante degli 883 non è uno che ama stare fermo - «non ci sono abituato, per carattere e per lavoro» - e non vede l'ora della data del 24 luglio, quella in cui a Castel on Air incontrerà il pubblico «per festeggiare insieme la fine di questo brutto periodo e dimenticarcelo un po'». Sul palco di Castelgrande porterà il repertorio degli anni d'oro, ossia i '90, quelli «delle immense compagnie» e delle folle di giovani cresciuti sulle note di "Hanno ucciso l'uomo ragno", "Nord-sud-ovest-est", "Il grande incubo".
È il passato che non passa mai, nella poetica pezzaliana, ma che ora sembra lontanissimo: «Il ricordo di un'epoca spensierata, leggera, a cui il mio pubblico è sempre più legato, forse proprio perché usciamo da un periodo come questo». Periodo «brutto, bruttissimo» in cui «l'unica cosa bella è che ne stiamo uscendo forse». L'eterno ragazzo ribelle si è adeguato alle regole, racconta: «La gravità della situazione mi è stata subito chiara». E il suo mondo «si è ristretto all'improvviso». L'ultima scampagnata, prima del lockdown? L'ha fatta proprio a Lugano: «Ero andato al Cinestar, mi piacciono i multisala, poi in un bel baretto» ricorda. «Sembra una vita fa».
Gli sconfinamenti in Ticino - il cantone - sono un'abitudine per il cantante: nel 2017 in tour con Renga e Nek, nel 2014 ha visitato la redazione di Tio.ch/20 minuti. Anche nel privato, appena può sale in sella alla sua Harley (quella che dà il nome al gruppo) e sfreccia verso nord: «Ho sempre preferito i viaggi reali ai viaggi dentro me stesso» dice. «Anche per questo il mondo di fuori mi è mancato tantissimo, ultimamente. Per creare io ho bisogno degli altri, di guardare negli occhi la gente».
Ma forse c'è dell'altro. La "banda" di Pezzali è stata risparmiata dal Covid, Cisco, gli amici del bar Jolly Blue, moglie e figli: «Per fortuna non ho avuto situazioni gravi vicino a me» rassicura. Eppure anche la sua Pavia spensierata - un luogo che è ovunque, in fondo - è diventata irriconoscibile. «Sono stato in ospedale, ad accompagnare mio padre per degli interventi, ed è stato allucinante. Ho visto scenari distopici». Un album previsto per la primavera è slittato: «Di colpo non sembrava più adatto». Poi è uscito a ottobre scorso con il titolo "Qualcosa di nuovo". Parla del senso d'attesa, dell'incertezza. Gli anni Novanta sembrano ormai lontanissimi, come Bellinzona da Pavia appena qualche mese fa.
Per maggiori informazioni su questo e gli altri concerti di basta consultare il sito ufficiale di Castle On Air.