È così che è nato "Burnout", il nuovo singolo di Dox Morgan
BIASCA - S'intitola "Burnout" ed è il nuovo singolo di Dox Morgan. Il rapper ticinese torna con un brano (il secondo del 2021 dopo "Ai Weiwei") che lo mette a nudo, raccontando la sindrome da burnout che lui stesso ha sperimentato a novembre 2019. Una canzone che, come lui stesso ammette, ha scritto per «evitare d'impazzire».
È stato terapeutico mettere ciò che hai vissuto in una canzone?
«Assolutamente sì. Ho il vizio di mettere nelle mie canzoni la mia vita, le mie emozioni, le mie paure, la mia rabbia. Questo mi ha sempre permesso di alleggerirmi, perché scrivere una canzone, per me, è un po’ come confidarmi con un amico o un’amica, come scrivere sul diario segreto quando si è bambini. Magari non risolvi il problema, ma parlarne aiuta. Sempre.
Scrivere “Burnout” mi ha aiutato a capire meglio la situazione che stavo vivendo in quel periodo e a trovare la strada migliore per uscirne».
L'arte è un efficace strumento di auto-analisi?
«Credo che qualsiasi artista ti risponderebbe che è proprio così. Sono poche le attività e le forme di espressione in grado di darti la possibilità di essere così introspettivo come l’arte. Non è certamente come parlare con uno psicologo, ma in determinate circostanze penso che possa fare la differenza, sia farla sia usufruirne da spettatore/ascoltatore».
Il peso dell'esistenza è sicuramente diventato più grave negli ultimi 18 mesi: hai dei consigli da dare?
«La cosa più importante è capire quali siano le priorità, le cose davvero importanti. Io stesso negli ultimi anni ho dato importanza a cose che oggi reputo inutili o secondarie. La parte più difficile credo sia questa. In secondo luogo, ricollegandomi un po’ alla domanda precedente, parlare con qualcuno e buttare fuori ciò che si ha dentro è necessario per preservare la propria salute mentale. Siamo come un palloncino, per quanto possa essere resistente ed elastico, a un certo punto è destinato a esplodere se continuiamo a soffiarci dentro».
Cosa caratterizza questo brano, musicalmente parlando?
«Nonostante la tematica di fondo sia molto seria, ho cercato di alleggerire l’atmosfera inserendo alcuni riferimenti “nerd” e usando l’autoironia (che è da sempre un mio tratto distintivo). Dal punto di vista tecnico, la strumentale è in linea con l’introspezione del testo risultando però molto attuale e in linea con le produzioni che oggi stanno andando per la maggiore. E per questo devo ringraziare Oruz, il produttore del brano».
È il preludio a un nuovo album o Ep?
«Più che l’inizio di qualcosa, vivo questa pubblicazione come la chiusura di un cerchio. Ma come ben sappiamo, chiudere un capitolo significa anche aprirne uno nuovo. Quindi sì, sto già lavorando a nuove canzoni. Pero non so ancora quale sarà la forma del nuovo progetto, se una serie di singoli, un Ep o un disco nuovo. Sono curioso di scoprirlo anch’io».