In una sala conferenze affollatissima, il regista statunitense ha parlato del suo rapporto complicato con la Disney
ROMA - «È da due anni che non faccio film, l'ultimo, quello su Dumbo, mi ha traumatizzato, mi è venuto un esaurimento nervoso».
Lo ha detto un Tim Burton di buon umore, e in vena di scherzare, che ha accolto i giornalisti a Roma, dove ha ricevuto il Premio alla carriera in occasione del Film Festival della capitale. In compagnia della leggenda del cinema il suo immancabile cagnolino e i figli Nell e Billy Ray.
Tornando a Dumbo... «solo al termine dei lavori mi sono reso conto che era un film autobiografico, e che ero io l'elefante nella mia storia con Disney, una creatura che non c'entra niente con l'ambiente circostante», ha aggiunto il regista statunitense, il cui rapporto con la casa di produzione, si sa, è parecchio incrinato.
Alla domanda «di cosa ha paura Tim Burton?», il regista ha risposto: «Ho paura di stare qui a rispondere alle domande, stanotte non ho dormito per questo». Aggiungendo poi però, con una nota più seria, «quello di cui non sono mai stato spaventato è di provare a fare le cose. Bisogna essere appassionati e senza paura di sbagliare o fallire, ma mossi da convinzione e passione vera per qualsiasi cosa tu voglia fare, io ho sempre sognato a occhi aperti».
Ma come mai non ha mai preso un Oscar? «Non so perché, però ho avuto un Golden Globe...», poco dopo, ridendo, «no, non è vero, non ho avuto nemmeno quello», ha commentato l'autore di "Edward Mani di Forbice". Insomma, l'arguzia e la battuta pronta non mancano al 63enne statunitense, che sta ora lavorando alla serie Wednesday (Mercoledì, ndr), dedicata a un personaggio della famiglia Addams «a cui ero molto affezionato».
All'esterno, il noto regista è stato assaltato da giovani (e non), bramosi di una fotografia o un autografo con il loro regista preferito.