Mattak porterà domani sera il suo album sul palco dello Studio Foce. Facciamo con lui un bilancio di questo 2021.
"Riproduzione vietata", il suo disco di debutto solista, ha riscosso grandi consensi anche in Italia e accumulato centinaia di migliaia di ascolti sulle piattaforme streaming.
COMANO - C'è l’endorsement social di Gué Pequeno sotto il suo ultimo post di Instagram. Quel «mi piace Mattak» sganciato dal paroliere per eccellenza della doppia acca italiana - per chi non fosse sintonizzato sulle giuste frequenze, parliamo di Caparezza - in un’intervista pubblicata la primavera scorsa. E poi - perché “numbers don’t lie” è uno slogan molto caro all’anima autocelebrativa dell’Hip Hop - ci sono anche quelle circa 600mila visualizzazioni accumulate sotto il fuoco a raffica di barre scaricato nel microfono di “Real Talk” e centinaia di migliaia di ascolti in streaming “intascati” in pochi mesi su Spotify con il suo "Riproduzione vietata".
Una manciata variopinta di “medaglie” per dire che nonostante il 2021 non si sia ancora concluso, per Mattak - al secolo Mattia Falcone - quello in corso è già un anno che va dritto nell’album dei ricordi. Il rapper di Comano presenterà domani sera il suo album, in veste ufficiale, sul palco dello Studio Foce di Lugano. E noi abbiamo colto l'occasione per tracciare con lui un bilancio di questi mesi.
Mattak, sono passati quattro mesi e mezzo dalla pubblicazione di "Riproduzione vietata". Se n'è parlato tanto in Ticino e tanto anche in Italia. Sei dove volevi essere, sei andato oltre o ti aspettavi ancora di più?
«In realtà non sapevo neanche cosa aspettarmi e non ho voluto aspettarmi niente. Preferisco non farmi aspettative per poi sorprendermi, piuttosto che farmene e rimanere deluso. Sono molto contento di come stia andando il mio disco, soprattutto per il riscontro che sto avendo nei concerti. All'ultimo live che abbiamo fatto a Bologna ho battuto il mio record personale: c'erano circa 3'000 persone e non posso che esserne soddisfatto. Ho ricevuto anche diversi apprezzamenti da parte di grossi nomi della scena rap italiana che non mi sarei mai aspettato. Questo mi fa capire che sto andando nella direzione giusta.»
Tempo fa ho letto un articolo divertente. Il titolo era “5 cose che non vanno bene nel nuovo album di Mattak”. Diciamo che aveva il tipico retrogusto di una "trollata" in piena regola. Restando però un attimo sulla questione di fondo: c’è qualcosa che cambieresti del tuo album?
«Io ho ancora un piccolo dubbio che quell'articolo non fosse ironico... Ma ha fatto molto ridere anche a me. Comunque no, non cambierei nulla del mio disco. Sono stato anni a pensare a come renderlo perfetto e con la paura immobilizzante di sbagliare qualcosa. Quando ho fatto pace con l'idea di "imperfezione" sono riuscito a farlo uscire e trovo che, con le sue sbavature, sia un importante passo di crescita per il prossimo album. Sono convinto che sia giusto lasciarlo così com'è, cosicché in futuro, in base ai miei prossimi lavori, un mio fan possa vedere che tipo di percorso ho fatto, dove ho sbagliato e dove sono migliorato.»
Rivolgendo invece lo sguardo all'estremità opposta dello spettro. Se dovessi incorniciare un solo momento di questo 2021, quale sarebbe?
«Ho ricevuto una lettera da Eminem... Sembra uno scherzo, lo so, non ci credo neanche io. Una lettera dove si complimenta per il mio stile musicale e dove mi ringrazia per averlo citato in una traccia. Direi che è senza dubbio il momento più alto della mia vita.»
Ecco, restando in tema di pesi massimi. Dato che ha fatto il tuo nome in modo chiaro, a mezzo stampa, te lo devo chiedere… A quando un bel pezzo per cuori forti con Caparezza? Ti ha chiamato dopo quel complimento?
«Ci siamo sentiti! Mi ha fatto i complimenti per l'album e ne sono veramente felice. Spero un giorno di riuscire a farci una canzone perché è uno degli artisti più forti che l'Italia abbia mai avuto.»
Tornando al disco. C'è un insegnamento, se così si può definire, che senti di aver lasciato alla scena ticinese con "Riproduzione vietata"?
«Non credo di aver insegnato nulla, ma posso dirti quello che avrei voluto trasmettere al nostro territorio. Si dice spesso che il Ticino sia un po' fuori dal panorama rap italiano e che sia difficile farsi notare in Italia. Non sono d'accordo. Secondo me non importa dove vivi ma cos'hai da offrire e quanto ti impegni; sia nel fare quello che fai, sia nel farlo arrivare agli altri. Chi dice che è colpa del posto in cui viviamo evidentemente non ha la mia stessa fame. Voglio dire: avete visto dove sono arrivato? Abito a Comano da quando sono nato. Non importa se abiti a Caslano o in Burundi, se spacchi la gente prima o poi ti noterà.»
Mattak, concludo rievocando una scenetta che è capitata un po' a tutti i giovani nati e cresciuti in Ticino e che da piccoli sono andati in vacanza in Italia. Facevi nuove amicizie, ti chiedevano da dove arrivavi e quando tu rispondevi "dalla Svizzera" ti fissavano per un attimo e poi ti chiedevano "Ma perché parli così bene l’italiano? Non parli lo svizzero?" Ecco, hai pensato che "Riproduzione vietata" potrebbe contribuire a risparmiare questa "traumatica" esperienza alle future generazioni ticinesi?
(ride) «Devo dire che è uno dei miei obbiettivi principali da quando ho iniziato! Sicuramente ho aiutato nel mio piccolo ma la strada è ancora lunga... Speriamo di debellare questa piaga al più presto!»
Mattak presenterà il suo disco "Riproduzione vietata" domani sera allo Studio Foce di Lugano. Maggiori informazioni e prevendita su Biglietteria.ch.