Il producer e musicista malcantonese è carico per un anno frizzante, con nuova musica che invogli a ballare
Per il 2022 ci aspetta una collaborazione di musica elettronica sull’asse Ticino-Londra
PURA - Dal rap alla musica elettronica, l'artista ticinese Frasta ha messo insieme le sue esperienze ed è pronto a sorprenderci con un 2022 all'insegna delle novità.
Novità lanciate dal singolo uscito il 29 gennaio “As they say”, brano che sarà seguito da altri pezzi che poi andranno a comporre un disco che verrà pubblicato dal musicista e producer alla fine del 2022.
Tra una solida collaborazione con Londra, un viaggio importante e una nuova montagna da scalare, Frasta ci ha raccontato cosa bolle nel suo pentolone musicale.
Questo singolo presagisce qualcosa di più grande?
«Esatto, sto lavorando ad un nuovo progetto con il tecnico musicale di Londra (Dan Smith DKS) con cui collaboro dal 2017. Il nostro prossimo lavoro uscirà ufficialmente - in forma di disco - alla fine del 2022. Nel corso dell'anno pubblicheremo progressivamente dei singoli, che creeranno così un po’ di momentum fino ad arrivare alla pubblicazione dell'album».
Iniziando con “As they say”...
«Il brano è nato come inno a rilassarsi, seppur la società sia frenetica e corra veloce. Il concetto è espresso al meglio dalla frase "you're never as good as they say you are, you're never as bad as they say you are" (non sei mai bravo come gli altri dicono, ma neanche tanto scarso quanto dicono). È un invito a non farsi influenzare troppo dai ritmi della società, ma a concentrarsi sui propri sogni e obiettivi».
A livello tematico, i singoli dell’album saranno simili?
«L’idea è quella di realizzare un concept-album, lanciando il discorso di una ripartenza da zero. A volte nella vita ti ritrovi a percorrere una strada dove magari sei anche stabile, ma che non ti soddisfa al 100%. In questo caso secondo me è meglio scendere da quella montagna, per trovarne un'altra e andare più in alto, a livello di consapevolezza, motivazione, emozione».
C’è stato un cambio anche a livello di musica, rispetto alle uscite precedenti?
«È sempre musica elettronica, però ha più influenze tendenti alla deep house e all'RnB».
Ci aspetta quindi un nuovo Frasta?
«Sì (ride, ndr.). Nell'ultimo anno ho un po' ricominciato da capo. Ho capito che - come diceva Will Smith in “io Sono Leggenda”, riferendosi a Bob Marley e la sua musica in Giamaica - voglio fare musica che possa portare positività nella quotidianità delle persone».
Ma sei partito da rapper, giusto?
«Sì, io ho iniziato a fare musica a 15 anni, approcciandomi ai primi programmi e software con cui lavoravano alcune persone che avevo attorno. Ai tempi andava molto l’elettrohouse e avevo iniziato a programmare musica e beat, con l’intento di cantarci sopra come rapper (da piccolo mi piaceva il rap di artisti come Caparezza, Fabri Fibra, Eminem), però quando mi sono messo a fare musica quello che mi usciva non era hip hop o rap ma proprio house, e mi veniva semplice, naturale, e ho capito che il rap non era la mia strada».
Quando hai capito che volevi lanciarti nel mondo della musica?
«È una cosa che ho sempre saputo. A oggi non campo di questo, però è qualcosa che voglio portare avanti e che non mi fa dormire la notte, che mi ossessiona, quello di entrare nell’industria musicale internazionale è un vero e proprio sogno che voglio realizzare. Invece, ho capito che posso farlo seriamente solo da pochi anni, da quando persone come ad esempio il mio mastering engineer - che lavora con artisti piuttosto importanti nella musica britannica/americana - mi hanno detto che sto raggiungendo una qualità professionalmente competitiva».
La pandemia ha influenzato il tuo lavoro?
«Sì, sono una persona che è molto sensibile a tutto quello che succede attorno a me. Se ci sono persone che soffrono, se c'è depressione nella società, lo sento molto. A maggior ragione ho voluto fare in modo che nella mia musica ci fosse più positività, per questo nell’ultimo anno mi sono molto ispirato alla disco degli anni ‘70, ai colori forti, sgargianti e a tutto il lato della musica dance, che andava nelle discoteche. La pandemia ha portato grigio, e io voglio contrastarla con colori forti, con musica che invogli a ballare».
Il tuo viaggio in Australia ha influenzato la tua musica?
«Decisamente, sia la mia musica che la mia vita. Ho capito molte cose su come gira il mondo, di come in una città più grande hai molte più opportunità di lavoro, di conoscenze, di realizzarti. Sicuramente poi stare lontano da casa ti fa capire quanto ci si debba arrangiare da soli, trovare delle soluzioni, in particolare quando le cose non vanno. È un’esperienza che mi ha dato molta fiducia e che mi ha rafforzato».