"Quindi ci siamo!" offre una fiammata di puro punk melodico in occasione dei 15 anni della band
BRIONE SOPRA MINUSIO - "Quindi ci siamo!" è il disco con il quale i ...Piace? festeggiano i 15 anni di musica. Anni nei quali Dodi (voce), Ricky (chitarra), Gnörk (basso), Teo (chitarra) e Togn (batteria) hanno vissuto «molte avventure, esperienze meravigliose frammiste alle peggiori situazioni immaginabili» e ora si ritrovarono «più vivi che mai».
Musicalmente "Quindi ci siamo!" è un disco di puro punk melodico, con spruzzate di hard rock e ska e anche una ballata nello stile della band, "La Principessa dal Castell", che funge da secondo singolo - dopo "Serata '90" del quale abbiamo già scritto qui. Per saperne di più abbiamo chiesto a Dodi di raccontarci qualcosa, anche in vista del Release Party in programma il 16 aprile al Lido di Magadino, con entrata gratuita a partire dalle ore 20.
È un disco che voi stessi definite «sincero, senza fronzoli»: con quali idee siete entrati in studio?
«Con quelle accumulate in questi 2/3 anni. I primi pezzi erano nati già prima della pandemia, dopo la quale chiaramente ci siamo tutti un po' bloccati».
Dopo la maestosa intro c'è subito "Il mio funerale". Come è nata l'esigenza di questo brano?
«È arrivato un po' "per gioco" e un po' in seguito a questa mia riflessione: "Oggi ci siamo, domani chi lo sa...". Adesso tocco tutto quello che posso toccare... (ride, ndr). Ad ogni modo, se mi dovesse succedere qualcosa ho lasciato una "guida" su come vorrei che fosse il mio funerale».
E come dovrebbe essere?
«Non un piagnisteo: niente lacrime, vorrei che si facesse festa in memoria mia, come piacerebbe fare a me in altre occasioni. È bello onorare il defunto in maniera simpatica e positiva».
Andiamo avanti. "Gente comune" è praticamente un inno...
«È l'inno non solo di noi cinque, è la canzone da cantare tutti insieme. Quanta è la "gente comune"? Forse il 70-80%, sicuramente più di quella fuori dall'ordinario. Non avremo le Mercedes, ma facciamo festa tutti insieme e ci divertiamo comunque, senza aver bisogno di chissà cosa».
Parlando di persone comuni, lo è anche il protagonista del nuovo singolo, che alla fine trova la sua "Principessa Dal Castell".
«È un classico, per gli uomini e (presumo) anche per le donne: vedi una persona, te ne innamori ma pensi che sarà impossibile conquistarla. C'è anche dell'esperienza personale: da ragazzo ero un insicuro e pensavo: "Non potrò mai piacerle, è impossibile". Ho rivisto il tutto in una chiave da favola, con la principessa il castello e tutto il resto».
"Cin Cin" è la vostra classica canzone di festa: i ...Piace? hanno la stessa resistenza di una volta, quando si tratta di brindare, oppure gli anni iniziano a farsi sentire?
«(ride, ndr) Dovresti chiederlo agli altri quattro: di me dicono che sono disumano (ride ancora, ndr). Loro, chi più chi meno, resistono ancora bene ma qualcuno molla un attimino prima...».
Nel disco ci sono anche un paio d'invettive piuttosto veementi: c'è qualche riferimento preciso?
«I destinatari di questa "rabbia positiva" sono determinati personaggi che, purtroppo, vediamo spesso e volentieri. L'esempio del riale pieno di spazzatura nel Piano di Magadino è stato lo spunto per "Vadavialcü". Non c'è niente di gratuito, insomma: troppo spesso l'umanità fa arrabbiare».
Tra le hit del disco c'è sicuramente "Tinder", con il suo sguardo ironico sul social e il ribaltamento del punto di vista finale...
«È una parodia della ricerca dell'anima gemella nel mondo virtuale. Io non ho Tinder ma sento in giro le varie storie e penso capiti spesso che, al momento dell'incontro, le cose non vadano come previsto».
Perché sui social cerchiamo di essere qualcosa che, in realtà, non siamo?
«È una forma di difesa. Forse le persone non sono più capaci di approcciarsi a tu per tu e si barricano dietro queste false immagini. Poi si vede che funzionano, arrivano i like e diventa una droga. Sei vai al bar, invece, uno mica alza il pollice, l'altro non fa la faccina sorridente o arrabbiata...».
Al Release Party farete anche una carrellata dei brani dei vostri 15 anni di carriera?
«Esattamente. Abbiamo rispolverato qualche vecchio brano che da tantissimo tempo non suonavamo più dal vivo. Addirittura, visto che la line-up è cambiata nel corso degli anni, qualcuno di noi non le ha mai suonate, queste canzoni (ride, ndr). Abbiamo preso 2-3 pezzi da ogni album e, avendone fatti sei di dischi, diventa sempre più difficile stabilire cosa prendere e cosa scremare».