Uno splendido Volume 2 chiude la quarta stagione della serie, tra introspezione e picchi di adrenalina
SAVOSA - Venerdì 1° luglio Netflix ha pubblicato il Volume 2 di della quarta stagione di "Stranger Things": l'ottavo e il nono episodio, due colossi sia in termini di sforzo produttivo che, più semplicemente, di durata (il finale di stagione si avvicina addirittura alle due ore e mezza, ben più della durata media di un film mainstream per il cinema).
In questa recensione cercherò principalmente di non fare spoiler e non rovinare il divertimento a chi, legittimamente, non ha ancora avuto modo di vedere questi due capitoli-monstre. Quello che si può dire, senza anticipare troppo, è che la quarta stagione ha invertito il trend discendente che "Stranger Things" aveva imboccato con la seconda e terza stagione. Non solo sono state recuperate le atmosfere che hanno reso i primissimi episodi così drammatici e interessanti, ma si è andati decisamente in profondità, rendendo la serie non un prodotto dedicato principalmente agli adolescenti e ai fanatici degli anni '80, ma qualcosa di più stratificato.
Il Volume 2, in particolare, è contraddistinto dalle emozioni forti. Non parlo solamente dei colpi di scena, che cadono a pioggia come peraltro in ogni stagione; gli showrunner, i Duffer Brothers, hanno puntato forte su sentimenti decisivi come l'amicizia, l'amore fraterno e anche quello romantico (seppur in misura minore). Fondamentale anche il rapporto padre-figlio (non a caso l'ottavo episodio s'intitola "Papà"). I personaggi non esitano a mettere a nudo sentimenti come il rimorso, l'angoscia e il senso di colpa. L'introspezione ha un ruolo cruciale. E la morte è dietro l'angolo per tutti, in una corsa sulle montagne russe - tra picchi di adrenalina e momenti in cui viene messa in mostra tutta la complessità dei personaggi.
Non è tutto perfetto: ci sono personaggi che hanno delle intrinseche debolezze (Argyle, ad esempio) e altri sono stati scritti meno bene rispetto al passato (Jonathan). Ma di altri non si può che essere ammirati: Eddie è stata la vera scoperta della quarta stagione, mentre Max, Steve e Nancy hanno raggiunto un livello eccellente. I riferimenti? Sempre moltissimi e sempre più evidenti quelli all'universo letterario e filmico di Stephen King. Avete presente "It"?
Concludiamo con la musica: oramai è risaputo che lo show ha riportato in auge "Running Up That Hill" di Kate Bush a decenni di distanza dall'uscita. In questi ultimi due episodi, invece, è l'heavy metal a lasciare il segno, e non solo come colonna sonora: un brano leggendario di una band altrettanto celebre (anche qui, niente spoiler) è il protagonista di una delle scene più epiche non solo della stagione, ma di tutta la serie. Nota di merito anche per il brano che scorre sotto i titoli di coda, gemma del post-punk anni '80.
Ora ci sarà una pausa che potrebbe essere piuttosto lunga, magari un paio di anni o più, prima del gran finale. Per il quale sono state gettate fondamenta più che solide. Spetterà ai Duffer Brothers decidere cosa costruire su di esse.