È il giorno di "Midnight Snack", il nuovo album dei Lucente's: un divertente tuffo negli anni '80 a tutto hard rock
LUGANO - Se c'è una cosa che non difetta a "Midnight Snack", il nuovo album dei Lucente's, è sicuramente l'energia. La band ticinese - composta da Andrea Lucente (chitarra), Elia Heutschi (batteria), Raffaele Lorenzetti (basso) e Damiano Guarnieri (voce) - ha messo insieme 10 tracce di hard rock adrenalinico e tirato, che va "dritto per dritto" e senza troppi fronzoli - come ha già dimostrato il singolo "Waste My Time" - anche quando si tratta di una ballad come "Crystal", la penultima traccia. L'influenza è dichiaratamente anni '80, con richiami a quelli che sono i grandi nomi di quell'epoca e i Van Halen su tutti. Non mancano nemmeno, verrebbe da dire, richiami più nostrani...
Andrea, i Gotthard (specialmente quelli degli esordi) sono da annoverarsi tra le vostre fonti d'ispirazione per questo album?
«Sì, il cantante è un loro grande fan. Se fai questo genere bisogna per forza rendere loro omaggio! (ride, ndr)».
Che riscontri avete avuto dopo la pubblicazione del singolo "Waste My Time"?
«Non sono stati molti, ma positivi. La risposta spesso è stata "È bello, è divertente, anche se non è il mio genere e non me lo ascolterei tutto il giorno" (ride ancora, ndr)».
È un disco nel quale la chitarra ha uno spazio predominante. È un ritorno al passato?
«Il concetto è proprio quello di creare un album che, a qualcuno che suona la chitarra, deve per forza piacere. Oggi c'è un po' di timidezza nel fare un assolo di due minuti, che sarebbe considerato esagerato - mentre negli anni '80 era la regola. Perciò ho voluto fare l'opposto e accontentare gli amanti di questo strumento, facendola risuonare diretta, un po' tamarra, senza vergogna. I brani non sono radiofonici proprio perché gli assoli sono troppo lunghi? Fa niente, facciamo senza, ma il nostro obiettivo è di far divertire con questi ingredienti».
Sei d'accordo con chi sostiene che la chitarra abbia fatto il suo tempo?
«Direi proprio di no (ride, ndr). Dai, appena senti la chitarra ti viene voglia di prenderla e suonarla. Non penso che nessun altro strumento sia in grado di offrire sensazioni così forti».
Veniamo ai brani. L'estate è appena conclusa e voi parlate di una "Summer Thing"...
«È una piccola storia di vita, il racconto di una relazione estiva fugace e destinata a non durare oltre la fine della stagione. È qualcosa di orribile, in realtà, ma in tanti la pensano così e abbiamo voluto raccontare questa cosa. In modo molto divertente, peraltro».
"Viper" non parla chiaramente del rettile, ma la protagonista sembra ugualmente velenosa...
«Esatto. È mia moglie, in realtà...».
Ah, che gaffe...
«(ride, ndr) No no, lei ha il suo caratterino e le ho voluto dedicare una canzone d'amore non canonica, un po' più "scura" e ambigua. Per me è la canzone più bella dell'album, sicuramente quella più complessa, l'assolo è lunghissimo... Infatti si trova in fondo all'album, come apice del percorso che si compie brano dopo brano e che sfuma poi nella ballata».
Cos'ha detto tua moglie di questa dedica così particolare?
«Eh, ha riso ma poi ha aggiunto: "Sei tu, ti conosco, sapevo cosa aspettarmi...". In realtà anche "One Day" parla di noi, della nostra storia d'amore e di quando ci siamo conosciuti».
È un disco molto autobiografico?
«Non troppo, in realtà. Ci sono alcuni dettagli della nostra vita, ma come detto ci sono anche storie completamente inventate. Il bello è che non sai mai quando è l'una o l'altra cosa, abbiamo, voluto lasciare un po' di mistero».
Dove nasce il titolo?
«È una spiegazione complicata (ride, ndr) ma ci provo... Sono un grande amante del fast food e questi ristoranti sono un po' un simbolo degli anni '80. Ora, siccome questo album c'entra poco con la musica che si crea nel 2022, mi sono immaginato che, se fosse un pasto, sarebbe qualcosa di fuori tempo massimo, che sai che ti fa male ma che è assolutamente goloso e di cui proprio non sai fare a meno. Proprio come uno spuntino di mezzanotte».
Ci saranno dei videoclip?
«L'idea c'è, ovviamente organizzarlo e sostenerlo economicamente non è facile... Però vediamo di farlo, ci crediamo!».