La "ricostruzione" del dibattimento in tre puntate su Netflix è un deludente pasticcio
SAVOSA - La serie tv Netflix più vista in Svizzera di questo fine settimana è, dati alla mano, "Depp contro Heard". Si tratta, come si capisce facilmente già dal titolo, del racconto in tre episodi del processo per diffamazione intentato dall'attore contro la ex moglie e che ha avuto luogo lo scorso anno in Virginia.
Il taglio - La regista Emma Cooper ha fatto ricorso a molte testimonianze dirette, a partire dalle riprese delle udienze in aula e degli elementi portati come prova. Le testimonianze dei due protagonisti del processo vengono mostrate alternate per incrementare l'effetto drammatico, mentre in realtà sono avvenute a distanza di un paio di settimane l'una dall'altra. Un altro elemento centrale del format è la commistione con i contenuti realizzati da svariati blogger, youtuber, tiktoker e così via - che sono diventati parte integrante e a tratti elemento essenziale del racconto.
Tutta una questione di percezione - Il processo Depp contro Heard ha attirato su di sé un'eco mediatica senza precedenti. Essendo il primo grande processo a star di Hollywood da quando i social network sono diventati così presenti nelle vite di tutti i noi, Cooper ha scelto di raccontare come sia avvenuto il racconto del dibattimento sulle varie piattaforme e quanto ha influito questa narrazione sulla percezione di chi avesse torto, e chi ragione.
Capire chi è la vittima - Una lotta tra femminismo e patriarcato: questo è stato un modo di leggere l'accaduto. Com'è noto, tutto si basa su un articolo pubblicato da Heard sul Washington Post nel quale afferma di essere una sopravvissuta di violenza domestica. È invece Depp a entrare in aula da carnefice e a uscirne praticamente da vittima, al termine del processo da lui vinto (ma non stravinto). Lui che ha detto di essere stato picchiato a sua volta dalla ex e di non averle mai fatto del male - anche se alcuni documenti non ammessi durante il dibattimento provano il contrario.
Com'è andata a finire, lo sappiamo: alla fine del 2022 le parti hanno raggiunto un accordo economico e la faccenda si è chiusa così. L'immagine pubblica di Heard è andata in pezzi, mentre Depp ha riacquistato una popolarità che aveva perso da alcuni anni ed è tornato a recitare.
La simpatia è più importante della verità - Una domanda che ci ponevamo un anno fa seguendo il processo, e che non ci si può non porre anche dopo aver visto la miniserie: Heard ha perso perché è stata meno efficace nella presentazione dei fatti e perché è stata, come sottolineano alcuni commentatori, «una cattiva testimone»? Depp in aula è apparso sicuramente più a suo agio e simpatico di Heard. Ma simpatico significa necessariamente innocente?
Il processo è stato uno scontro di opinioni, dice giustamente una delle ospiti della miniserie. Le questioni legali passano in secondo piano. E, come dice altrettanto giustamente un altro interlocutore, è stato un circo mediatico nel quale si è persa di vista la verità.
Spiegare? No, intrattenere - Veniamo ora all'analisi non del contenuto, ma della forma di "Depp contro Heard". Come detto è un documentario di montaggio, e l'esito è piuttosto grottesco. Punta forse a essere moderno ma riesce solo a essere un minestrone; cerca di essere imparziale ma riesce solamente a essere confuso, come se lo spettatore avesse bisogno di input strillati ogni due-tre minuti per rimetterlo in carreggiata e impedirgli di preferire alla visione un giro sui social, smartphone alla mano.
È intrattenimento? Sicuramente. È giornalismo? No. "Depp contro Heard" non sa decidersi se raccontare il processo (e quindi far capire allo spettatore da che parte sta la verità, nei limiti del possibile) o "raccontare il racconto", ovvero soffermarsi sulle dinamiche social che hanno spettacolarizzato e spesso distorto la narrazione a suon di commenti, battute, meme e così via. Nell'economia del racconto gli youtuber e i tiktoker che hanno seguito il processo sono stati investiti di grande, eccessiva autorità e rilevanza. Quasi tutti schierati a favore di Depp, non hanno esitato a non prendere in minima considerazione l'ipotesi che il loro beniamino potesse aver davvero commesso alcune delle cose di cui è stato accusato.
Ai "fan" non è piaciuta - Gli utenti stanno stroncando la miniserie, ma non per le criticità di cui sopra. Secondo loro il montaggio è malevolo nei confronti di Depp e cerca di metterlo in cattiva luce - riabilitando nel contempo Heard. E questo non fa altro che dimostrare quanto già detto: questa vicenda ha polarizzato le opinioni e fatto sì che la ricerca della verità sia assolutamente marginale rispetto alla volontà di veder trionfare il proprio personaggio del cuore. Come se fosse un partita di calcio e non un processo basato sulle vite di due individui. Resta il fatto che la stragrande maggioranza dei commentatori attivi sta dalla parte del 60enne, mentre ben pochi pensano che Heard possa avere ragione.
Una bolla di sapone fatta miniserie - Il merito di "Depp contro Heard" - che resta un prodotto deludente e non riuscito - è l'essere lo spaccato di come si racconta un processo nell'epoca di TikTok: vive di esasperatezza, di emotività. Gli spettatori diventano fan e non attendono un verdetto, ma si schierano per l'una o l'altra parte in causa. I fatti, le prove? Dettagli secondari, se non inutili. Questa miniserie, in definitiva, ha la consistenza di una gigantesca bolla di sapone: a primo impatto è sicuramente affascinante, ma basta un niente per farla esplodere e rivelarne la sua essenza. Ovvero il nulla.