Sebalter presenta "Better Things", il suo nuovo EP che esce oggi
BELLINZONA - Un ritorno alle origini (musicali) che non è mero citazionismo, né revival: è un tuffo là dove tutto è partito, ma con l'esperienza acquisita negli anni. Sebalter pubblica oggi "Better Things", un EP da sei tracce nel segno dell'indie e contemporary folk (e della lingua inglese), che calzano sull'artista bellinzonese come una seconda pelle e che suonano calde, avvolgenti, mature.
Tra pochi giorni il pubblico ticinese avrà l'occasione di gustare dal vivo questi brani, nel corso di uno showcase dal vivo all'Auditorio Stelio Molo della Rsi a Lugano. Nel frattempo non ci siamo lasciati sfuggire l'occasione di fare quattro chiacchiere con il cantautore bellinzonese.
Ogni lavoro è, generalmente, la cristallizzazione di un momento - artistico e personale. "Better Things" cosa ci racconta di te?
«Parla di un approccio nei confronti della vita che è sempre piuttosto ottimista. Per trovare questo ottimismo mi rendo conto che sempre più spesso faccio affidamento sulla natura che mi circonda. Infatti "Better Things" è carico di questi elementi naturali. Fin dalla copertina».
Hai rimesso il violino e la chitarra al centro delle tue composizioni.
«Esattamente. Le composizioni sono nate voce e chitarra, il violino è arrivato subito dopo. Poi sono giunti il banjo e tutti quegli strumenti dei miei primi album e della componente folk del mio repertorio precedente».
Che influenza ha avuto l'essere padre su questo lavoro?
«Questo è un lavoro nato dalla voglia di tornare a far festa sul palco. "Spine e lamponi" era più dichiaratamente incentrato sulla paternità. L'influsso su "Better Things"? Non è sorto in modo esplicito, ma piuttosto inconscio».
Una canzone in particolare, "Scared No More", parla di paure: cosa ti ha permesso di superarle?
«Le paure si superano soprattutto con la consapevolezza, con il conoscerle e ridimensionarle. Anche qui si torna al rapporto con il mondo circostante e con la natura. Starne a contatto mi permette di riportarle alle giuste proporzioni, soprattutto quando sono più artificiali che reali».
Siamo in un'epoca che crea dei mostri dal nulla?
«Tante volte sì. Ma sono comunque difficili da gestire. Mettersi a confronto con la natura aiuta sicuramente, anche per ripensare il nostro ruolo nel mondo».
Chi ha condiviso insieme a te le sessioni in sala di registrazione?
«La produzione è stata curata da un americano, Brandon Bee. In studio ho lavorato tanto con Marco Cuzzovaglia, con Rocco Casella e Mattia Bordignon. E poi diverse parti le ho registrate da Fabio "Mago" Martino».
Il debutto dal vivo delle nuove composizioni è lontano solo qualche giorno. Ti aspettano poi una primavera e un'estate di concerti?
«Esattamente. Ce ne saranno diversi, da giugno fino a settembre. Dalla metà di aprile comunicherò le date esatte».