GAMESA volte la perfezione non è tutto, vero “Flintlock: Siege of Dawn”?

WELLINGTON - Le storie di successo, a volte, hanno anche un lato oscuro.

Prendete il caso del team indipendente neozelandese di A44 Games, dal nulla tirano fuori una piccola gemma (“Ashen”) che fa parlare di sé ed ecco che sale l'interesse, si inizia un progetto ambizioso, si espande l'organico e il risultato, beh... decisamente non è perfetto.

Ma non è per forza un male. In un presente in cui ogni videogame di successo dev'essere cesellato (e incasellato) alla perfezione, “Flintlock: The Siege of Dawn” fa un po' una la figura da ultimo della classe.

Ambientato in un mondo arido tra il Far West e il Medio Oriente, ci infila nei panni di una soldatessa armata di accetta e pistola (di quelle a pietra focaia) alle prese con un'invasione di zombi orchestrata nientemeno che dagli antichi Dei.

Oltre alle premesse, decisamente anti-canoniche, e l'impianto tecnico di qualità altalenante “Flintlock” azzarda parecchio anche sulle meccaniche di gioco con un mix altrettanto inatteso - fra un “God of War”, un “Elden Ring” e... un “Tony Hawk” - che convince solo in parte.

In definitiva, la sensazione è quella di trovarsi davanti a un grande esperimento, un accrocchio che – nella sua originale maniera – in qualche modo si muove.

Se apprezzate gli esperimenti e gli sforzi creativi il consiglio è quello di provarlo, non ne rimarrete delusi.