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STREAMING"Monsters", il male raddoppia

23.09.24 - 09:00
Il racconto dei fratelli Menendez è meno horror di "Dahmer" ma ugualmente interessante
NETFLIX
"Monsters", il male raddoppia
Il racconto dei fratelli Menendez è meno horror di "Dahmer" ma ugualmente interessante

SAVOSA - Il male raddoppia nella seconda stagione di "Monster", la serie televisiva antologica di Netflix ideata da Ryan Murphy, vero specialista del genere. La prima era incentrata su Jeffrey Dahmer, mentre la seconda ricostruisce la vicenda di Lyle ed Erik Menendez, giudicati colpevoli dell'assassinio dei genitori, José e Kitty.

Entrambe le stagioni sono accomunate, oltre che dall'indagine negli abissi della psiche umana e dalle ragioni che spingono un individuo a trasformarsi in carnefice, dalle roventi polemiche seguite alla pubblicazione. Se nel primo caso furono specialmente le famiglie delle vittime di Dahmer a prendersela con Murphy, questa volta è lo stesso entourage dei Menendez. Dal presunto account della moglie di uno dei due fratelli, si accusa lo showrunner di aver raffigurato i due protagonisti in modo disonesto e fuorviante. «Mi rattrista sapere che la rappresentazione disonesta di Netflix delle tragedie che circondano il nostro crimine ha fatto fare alla verità dolorosa diversi passi indietro – indietro nel tempo fino a un’epoca in cui l’accusa ha costruito una narrazione su un sistema di credenze secondo cui i maschi non venivano abusati sessualmente e che gli uomini vivevano il trauma dello stupro in modo diverso dalle donne. Murphy ha dato forma alla sua orribile narrazione attraverso vili e terribili ritratti di Lyle e di me e avvilenti calunnie», avrebbe dichiarato Erik Menendez.

Anche svariati spettatori hanno criticato Murphy per aver forzato alcuni passaggi della vicenda (estremamente nota per merito della copertura mediatica all'epoca e di varie serie successive) per quelle che sarebbero, secondo le accuse, pure ragioni sensazionalistiche. Se vogliamo trovare una grande differenza tra la messa in scena della vicenda dei Menendez e quella di Dahmer, è il non aver spinto sugli aspetti horror della vicenda, come fatto invece nel caso del "mostro di Milwaukee". Con "Monsters" ci si avvicina di più al modello "American Crime Story" e al racconto del processo a O.J. Simpson o dell'omicidio di Gianni Versace: un true crime contaminato da elementi scandalistici, di costume (se non glamour) e da ottime interpretazioni. La miniserie è interessante, a patto di non aspettarsi un tuffo nel sangue e nell'orrore - perché questi elementi esistono, ma non sono il punto centrale. Non mancano i punti deboli, come ad esempio un calo dell'intensità in certi passaggi, ma si tratta di un prodotto che merita di essere visto e che al momento si piazza in testa alle serie tv più viste in Svizzera.

"Monster", intanto, non si ferma. Qualche giorno fa è stata annunciata una terza stagione, incentrata su uno dei serial killer più famigerati e inquietanti: Ed Gein, che ha già ispirato Hollywood per film di culto quali "Psyco", "Non aprite quella porta" e "Il silenzio degli innocenti".

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