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Lo smartphone? È la nuova sigaretta

CANTONELo smartphone? È la nuova sigaretta

09.12.24 - 08:30
Uno strumento fantastico ma pericoloso se non usato con giudizio, secondo Max Deste e la sua "Scrollare stanca"
MAX DESTE
Lo smartphone? È la nuova sigaretta
Uno strumento fantastico ma pericoloso se non usato con giudizio, secondo Max Deste e la sua "Scrollare stanca"

LUMINO - Si parte da Cesare Pavese e si finisce a una delle ossessioni contemporanee: lo scroll compulsivo sullo smartphone. Se per il grande poeta piemontese il dualismo era tra città e campagna, per Max Deste è tra virtuale e reale. Parliamo di "Scrollare stanca", il nuovo singolo del cantautore ticinese e brano che va ad anticipare il nuovo album, "Nella selva oscura del capitale", in uscita nel 2025. Se musicalmente si muove tra sonorità che richiamano dai Depeche Mode a Franco Battiato, il contenuto (fin dal titolo, con quel suo richiamo dal sapore pavesiano) è sia una constatazione che una critica.

Come consideri questa abitudine che affligge il protagonista della canzone (e chi più chi meno, tutti noi)? Una malattia di questa epoca?
«Sì, e la osservo su tutti, anche su me stesso: sono sempre più dipendente dal telefono e mi trovo a scrollare contenuti per distrarmi. Credo si possa riflettere su questo: io sono un adulto, con un percorso alle spalle, ma con le nuove generazioni, che si consumano con lo scrolling, uno strumento di per sé neutro diventa potente. Mi preoccupa il non capire se questa sia solamente una fase di transizione, nella quale ci stiamo facendo gli anticorpi, oppure se tra qualche anno avremo un nuovo tipo di umanità».

Chiami direttamente in causa le istituzioni.
«Mi chiedo se non si possa intervenire a livello politico. Sembra che su TikTok, in cinque minuti, si sia bombardati da 50 video con situazioni diverse. I ragazzi sono in grado di metabolizzare correttamente tutte queste informazioni?».

Cosa può fare invece un artista?
«Trovo che sia interessante raccontare la realtà, mettendo l'accento su un fenomeno clamorosamente evidente. Vai al ristorante e vedi una coppia con un passeggino, e tra le manine del bimbo c'è un dispositivo. Forse è troppo, no?».

Tu, da docente, sei a contatto con le generazioni nate e cresciute con lo smartphone in mano. Vedi una responsabilità delle famiglie?
«Dei genitori e della società in generale, che non è in grado di gestire il fenomeno.. Inevitabilmente a scuola si fa un po' di fatica. Per questo l'alzare l'età di accesso ai social potrebbe aiutare a combattere la dipendenza».

I telefoni non devono assolutamente entrare a scuola, come suggerisce qualcuno?
«Non è la soluzione: è uno strumento molto utile se usato con cognizione di causa. Noi stessi lo sfruttiamo per alcune attività didattiche. Secondo me andrebbe regolato meglio, senza lasciare i ragazzi nell'anarchia più completa».

Quali effetti vedi sugli allievi?
«Il grado di attenzione sta peggiorando, sono più irrequieti e si distraggono facilmente. Magari la sera vanno a letto tardi, ricevono le notifiche e sono costantemente sollecitati. Oltre che molto influenzabili».

In sostanza chiedi una regolamentazione più stringente, che gestisca gli smartphone come l'alcol o le sigarette.
«Ben venga la tecnologia, ma senza un lavoro educativo che sia costruttivo diventa un pericolo. Non so, magari due ore al giorno?».

Con la tua canzone offri una possibile soluzione.
«A un certo punto il protagonista dice: "Basta, stacco tutto, ritorno a vivere il mio corpo, le relazioni, esprimo i miei pensieri e le emozioni". So, però, che non è facile...».

I social, per te, sono una finestra sul mondo o una grande illusione?
«Sono sicuramente qualcosa di estremamente potente. Dobbiamo imparare a conviverci - andandoci un po' con i piedi di piombo. Modellano l'immaginario dei giovani e al contempo creato, più che degli individui, dei clienti. Dicevano che il mercato ci avrebbe pescato già nella culla? Sta proprio accadendo».

Nel titolo del prossimo album si coglie un riferimento letterario (e uno politico). Cosa ci puoi anticipare?
«Saranno degli sguardi sul presente, un riflettore su alcune realtà evidenti. Si parlerà dell'auto elettrifica ma anche dell'industria della bellezza, con 18enni che sentono l'esigenza di rifarsi il seno. Tornano ancora i social, con quell'illusione di perfezione che nella realtà non esiste».

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